Il Cigno nero e il Cavaliere bianco (Italian Edition) by Roberto Napoletano

Il Cigno nero e il Cavaliere bianco (Italian Edition) by Roberto Napoletano

autore:Roberto Napoletano [Napoletano, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2018-01-29T05:00:00+00:00


13. Uomini, fatti, misfatti e bufale

Su Popolare Vicenza e Veneto Banca ne abbiamo viste di tutti i colori. Il giochetto degli affidamenti in cambio di acquisti di azioni ha una sua consistenza, e dover sperimentare che le due banche di una delle terre più ricche d’Europa, il lato nordorientale del Lombardo-Veneto, non sono riuscite a trovare un solo investitore disposto a scommettere un euro su di loro la dice molto lunga su che cosa è stata la crisi bancaria italiana. Anche se nessuno avrà mai il coraggio di dire la verità: si sono fatte porcherie, certo, e chi le ha fatte deve assolutamente pagare il suo conto con la giustizia in modo esemplare – ovviamente se le accuse verranno provate e convinceranno i giudici – ma se le due banche del mitico nordest finiscono in liquidazione (ripartono grazie all’intervento a costo zero di Intesa Sanpaolo, la prima banca del paese, 50 miliardi di capitalizzazione) non è di certo per questi affarucci, ma perché la crisi epocale di PIL, ordini e consumi non poteva non “atterrare” quella parte di economia regionale che vive di mercato, a partire da quello interno in caduta libera, anzi, sottozero. Alla Carichieti l’autista-politico, ribattezzato “Mister preferenze” alle comunali di Chieti e inquadrato come il capo degli uscieri, metteva tutti in fila, ma non si è mai arricchito, anche se si vuole dare credito a chi dice che aveva voce in capitolo su tutto (fidi, assunzioni, nomine); eppure, a leggere certi resoconti, sembra l’artefice del crac della banca – ci permettiamo di sollevare qualche perplessità. Per il dissesto della Tercas, la cassa di risparmio di Teramo, i dirigenti sono stati accusati di avere usato i soldi dei correntisti per arricchirsi, spostando soldi nei paradisi fiscali da Lussemburgo a Singapore. La Carige di Genova diviene famosa perché il gran capo Giovanni Berneschi ha accumulato un tesoro: 35 milioni di euro in Svizzera, 8 immobili e una cassaforte piena di dobloni d’oro e 30 prestigiosi Rolex. Gli affari con gli immobiliaristi e i fidi agli amici degli amici di Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche, e un buco gigantesco fanno della cassaforte delle Marche il caso decisamente più eclatante delle quattro popolari commissariate e mettono a nudo uno spaccato inquietante – se le accuse verranno confermate – che sorprende non poco nella terra dei Merloni e dei suoi eredi, da molti considerata un laboratorio civile e industriale del paese. La lista di chi ha spolpato, nel corso degli anni, le casse di Banca Etruria è lunga. Immobiliaristi, costruttori, faccendieri. Spesso i crediti ottenuti da questi signori erano garantiti da ipoteche su immobili già gravati di altre ipoteche per precedenti finanziamenti da parte di Etruria e di altre banche. Ipoteche su ipoteche. Un “castelletto” di ipoteche che genera un cortocircuito privo di logiche se non quelle fraudolente o dell’emergenza assoluta ed è destinato, soprattutto, a cadere rovinosamente sotto i colpi di ogni singola insolvenza, perché la banca avrebbe dovuto rivalersi sugli stessi beni per ogni prestito: l’immobile era uno, le insolvenze tante.



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