IL FU MATTIA PASCAL by Luigi Pirandello

IL FU MATTIA PASCAL by Luigi Pirandello

autore:Luigi Pirandello [Pirandello, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: no cover, italiano, public domain, archivio italiano
ISBN: 9788843320226
Google: cCu0PQAACAAJ
pubblicato: 1993-11-15T10:13:59+00:00


La mia curiosità diventò più che mai viva; ma, quasi a farmelo apposta, quei due si misero a parlare pianissimo. Non potendo più con gli orecchi, cercai d'ajutarmi con gli occhi. Ed ecco, vidi che la Caporale posava una mano su la spalla di Papiano. Questi, poco dopo, la respinse sgarbatamente.

- Ma come potevo io impedirlo? - disse quella, alzando un po' la voce con intensa esasperazione. - Chi sono io? che rappresento io in questa casa?

- Chiamami Adriana! - le ordinò quegli allora, imperioso.

Sentendo proferire il nome di Adriana con quel tono, strinsi le pugna e sentii frizzarmi il sangue per le vene.

- Dorme, - disse la Caporale.

E colui, fosco, minaccioso :

- Va' a svegliarla! subito!

Non so come mi trattenni dallo spalancar di furia la persiana.

Lo sforzo che feci per impormi quel freno, mi richiamò intanto in me stesso per un momento. Le medesime parole, che aveva or ora proferite con tanta esasperazione quella povera donna, mi vennero alle labbra: « Chi sono io? che rappresento io in questa casa? ».

Mi ritrassi dalla finestra. Subito però mi sovvenne la scusa che io ero pure in ballo lì: parlavano di me, quei due, e quell'uomo voleva ancora parlarne con Adriana: dovevo sapere, conoscere i sentimenti di colui a mio riguardo.

La facilità però con cui accolsi questa scusa per la indelicatezza che commettevo spiando e origliando così nascosto, mi fece sentire, intravedere ch'io ponevo innanzi il mio proprio interesse per impedirmi di assumer coscienza di quello ben più vivo che un'altra mi destava in quel momento.

Tornai a guardare attraverso le stecche della persiana.

La Caporale non era più nel terrazzino. L'altro, rimasto solo, s'era messo a guardare il fiume appoggiato con tutti e due i gomiti sul parapetto e la testa tra le mani.

In preda a un'ansia smaniosa, attesi, curvo, stringendomi forte con le mani i ginocchi, che Adriana si facesse al terrazzino. La lunga attesa non mi stancò affatto, anzi mi sollevò man mano, mi procurò una viva e crescente soddisfazione: supposi che Adriana, di là, non volesse arrendersi alla prepotenza di quel villano. Forse la Caporale la pregava a mani giunte. Ed ecco, intanto, colui, là nel terrazzino, si rodeva dal dispetto. Sperai, a un certo punto, che la maestra venisse a dire che Adriana non aveva voluto levarsi. Ma no: eccola!

Papiano le andò subito incontro.

- Lei vada a letto! - intimò alla signorina Caporale. - Mi lasci parlare con mia cognata.

Quella ubbidì, e allora Papiano fece per chiudere le imposte tra la sala da pranzo e il terrazzino.

- Nient'affatto! - disse Adriana, tendendo un braccio contro l'imposta.

- Ma io ho da parlarti! - inveì il cognato, con fosca maniera, sforzandosi di parlar basso.

- Parla così! Che vuoi dirmi? - riprese Adriana. - Avresti potuto aspettare fino a domani.

- No! ora! - ribatté quegli, afferrandole un braccio e attirandola a sé.

- Insomma! - gridò Adriana, svincolandosi fieramente.

Non mi potei più reggere: aprii la persiana.

- Oh! signor Meis! - chiamò ella subito. - Vuol venire un po' qua, se non le dispiace?

- Eccomi, signorina! - m'affrettai a rispondere.



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