Il fuoco della fine del mondo by Berry Wendell

Il fuoco della fine del mondo by Berry Wendell

autore:Berry Wendell [Wendell, Berry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Aboca
pubblicato: 2022-10-15T00:00:00+00:00


Capitolo 14

POCHE PAROLE PER LA MATERNITÀ

(1980)

È tornata la stagione della maternità e noi torniamo a preoccuparci per chi sta per partorire e per chi deve ancora nascere. Quando la nascita è imminente, specialmente con una pecora o una cavalla, un salto alla stalla è l’ultima cosa che si fa prima di andare a letto, poi almeno una volta nel cuore della notte e molto prima delle luci dell’alba, la mattina. Qui è ormai diventata una verità risaputa che ci ripetiamo per gioco, non s’è mai visto nascere nulla, a notte fonda; tuttavia, bisogna pure che qualcuno si alzi e vada fuori a vedere. Con la maternità non ci si affida al calcolo delle probabilità.

Metto la sveglia, ma apro gli occhi sempre prima che suoni. Una parte del cervello è fissa sulla stalla, in quei momenti, e non c’è verso di farla addormentare. Per qualche minuto, dopo che mi sono svegliato, resto disteso a chiedermi dove troverò la volontà e le forze per tirarmi su ancora una volta. Ma a quello provvede l’angoscia che mi prende: e se la pecora è già in travaglio e c’è qualche problema? Ma non è solo angoscia. C’è anche la curiosità e l’impazienza per la nuova vita, che ti prendono quando un animale si avvicina al parto. Voglio vedere cosa sono riusciti a produrre, questa volta, la natura, l’allevamento, la selezione degli accoppiamenti, il passare degli anni. Se, quando apro la porta del fienile, sentirò salire su dal buio un gracile belato, sarò lieto di essermi svegliato. Il piacere che questo mi dà si ripresenta tutte le volte, con una forza che mi stupisce.

Questi non sono tempi belli per la maternità, uno sforzo biologico tremendo, dicono alcuni, che sfinisce donne che saprebbero fare qualcosa di meglio. È possibile che sia stato Thoreau il primo ad affermare che le persone non debbono appartenere agli animali d’una fattoria, esserne al servizio, comunque, adesso, questa idea è accolta da tanti agricoltori e ha anche avuto sviluppi nel senso che i genitori non sono proprietà dei figli e che nessuno è al servizio di un altro. Ma tutti apparteniamo, siamo al servizio di qualcosa, magari anche solo dell’idea che non si debba essere al servizio di niente. Tutti quanti dobbiamo essere usati sino allo sfinimento da qualcosa. E io, anche se non sarò mai madre, sono contento di essere usato a favore della maternità e di quello che produce, proprio come – in genere – sono contento di appartenere a mia moglie, ai miei figli e a vari capi di bestiame, bovini, ovini o equini che siano. Quale modo migliore d’essere usato sino allo sfinimento? Come fare, altrimenti, a essere un agricoltore?

Ci sono buoni argomenti contro le femmine di animali che hanno bisogno di essere aiutate nel parto. Li conosco e li ho passati in rassegna tutti, più di una volta. E tuttavia, se la prova non è troppo dura e troppo lunga, e se finisce bene, avverto sempre un po’ di gratitudine per tutte quelle che hanno bisogno del mio aiuto.



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