Il futuro migliore by Paul Mason

Il futuro migliore by Paul Mason

autore:Paul Mason [Mason, Paul]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2019-10-13T22:00:00+00:00


11. L’offensiva antiumanista

Quando oggi parliamo di attacco all’umanesimo, dobbiamo ricordarci che la fantascienza era molto più avanti di noi. Nel 1930, in un romanzo intitolato Gli ultimi uomini, il filosofo inglese Olaf Stapledon immaginò un futuro remoto in cui la razza umana si libera dei suoi limiti biologici. Dopo aver rasentato l’estinzione e aver compiuto tre cicli evolutivi attraverso la selezione naturale, alla fine l’Homo sapiens scopre l’«arte plastica vitale», che oggi chiameremmo «ingegneria genetica».

Ma la scoperta divide l’umanità in due fazioni: la prima vuole usare la tecnologia per riprogettare i nostri corpi e i cervelli al loro interno, e perfezionare così gli esseri umani. L’altra, invece, sostiene che se le macchine possono fare tutto il lavoro fisico le specie esistenti non hanno più alcun senso:

Dobbiamo produrre un organismo che non sia soltanto un cumulo di reliquie lasciatogli in eredità dai suoi antenati primitivi e precariamente governato da un barlume d’intelligenza. Dobbiamo produrre un uomo che sia soltanto un uomo. Quando ci saremo riusciti, allora potremo […] affidarci completamente a lui per il controllo di tutti gli interessi umani.1

Nel xxi secolo abbiamo iniziato ad affrontare questo dilemma non come fantascienza ma come scelta etica e politica concreta: dobbiamo usare la tecnologia per migliorare poco a poco gli esseri umani oppure dobbiamo cercare consapevolmente di creare qualcosa di meglio dell’Homo sapiens, a cui «lasciare il controllo»?

Oggi chiamiamo questi progetti rivali «transumanesimo» e «postumanesimo». A volte questi due termini sono usati come sinonimi, ma veicolano idee profondamente diverse. Sebbene possano sembrare roba da futurologia speculativa e fumetti, i problemi che sollevano già adesso stanno plasmando la società in cui viviamo. Il percorso che delineo in questo libro – liberare gli esseri umani attraverso il progresso tecnologico e il cambiamento sociale – si contrappone con il primo di questi movimenti dal punto di vista tattico, mentre con il secondo ha differenze inconciliabili.

Il progetto transumanista affonda le sue radici nella percezione, sin dagli albori della teoria dell’informazione, che gli esseri umani avrebbero dovuto adattarsi all’arrivo delle macchine pensanti. Nel 1950 Norbert Wiener, il padre della cibernetica, ammoniva che, se avessimo voluto rimanere una specie capace di autonomia, avremmo dovuto iniziare a trasformare deliberatamente noi stessi: «Abbiamo modificato il nostro ambiente in maniera così radicale che ora dobbiamo modificare noi stessi per sopravvivere in questo nuovo ambiente».2

Julian Huxley, lo scienziato inglese che nel 1927 coniò il termine «transumanesimo», enfatizzava la continuità del progetto con l’umanesimo, che definiva: «L’uomo che rimane uomo, ma trascende se stesso, realizzando nuove potenzialità della e per la sua natura umana».3

Negli anni ottanta, le persone che lavoravano su nanotecnologie, biotecnologie, intelligenza artificiale e scienze cognitive avevano iniziato a riformulare il transumanesimo non semplicemente come un progetto per reagire alla sfida delle nuove tecnologie, ma come una serie di obiettivi concreti, ovvero «sconfiggere l’invecchiamento, le limitazioni cognitive, la sofferenza involontaria e il nostro confinamento sul pianeta Terra».4 La «Dichiarazione transumanista», stilata per la prima volta nel 1998 dal futurologo Nick Boström, fu un tentativo di adattare i principi dell’umanesimo laico a un mondo di nuove possibilità tecnologiche.



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