Il giorno della civetta by SCIASCIA Leonardo

Il giorno della civetta by SCIASCIA Leonardo

autore:SCIASCIA Leonardo
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: RCS Editori
pubblicato: 2002-01-25T23:00:00+00:00


«Non capisco, proprio non capisco: un uomo come don Mariano Arena, un galantuomo: tutto casa e parrocchia; e in età, poveretto, con tanti malanni addosso, tante croci… E lo arrestano come un delinquente mentre, permettetemi di dirlo, tanti delinquenti se la spassano sotto gli occhi nostri, vostri potrei dire meglio: ma so quanto, voi personalmente, tentate di fare, e apprezzo moltissimo il vostro lavoro, anche se non tocca a me apprezzarlo nel giusto merito…».

«Grazie: ma facciamo, tutti, il possibile».

«E no, lasciatemelo dire… Quando di notte si va a bussare ad una casa onorata, sì: onorata, e si tira dal letto un povero cristiano, vecchio e sofferente per giunta, e lo si trascina in carcere come un malfattore, gettando nella costernazione e nell’angoscia una famiglia intera: e no, questa non è cosa, non dico umana, ma, lasciatemelo dire, giusta…».

«Ma ci sono dei sospetti fondati che…».

«Dove e come fondati? Uno perde il senno, vi manda un biglietto col mio nome scritto sopra: e voi venite qui, nel cuore della notte e, così vecchio come sono, senza considerazione per il mio passato di galantuomo, mi trascinate in galera come niente».

«Veramente, nel passato dell’Arena qualche macchia c è…».

«Macchia?… Amico mio, lasciatemelo dire, da siciliano e da uomo quale sono, se per quello che sono merito un po’ della vostra fiducia: qui il famoso Mori ha spremuto lacrime e sangue… È stata una di quelle cose del fascismo che, per carità, è meglio non toccare: e guardate che io del fascismo non sono un detrattore, certi giornali mi chiamano addirittura fascista… E forse che nel fascismo non c’era del buono? C’era, e come… Questa canea che chiamano libertà, queste manciate di fango che volano nell’aria a colpire anche le vesti più immacolate, i sentimenti più puri… Lasciamo andare… Mori, come vi dicevo, è stato qui un flagello di Dio: passava e coglieva, come qui si suol dire, duri e maturi; chi c’entrava e chi non c’entrava, birbanti e galantuomini, a fantasia sua e di chi gli faceva le spiate… E stata una sofferenza, amico mio, e per la Sicilia intera… Ora voi venite a parlarmi della macchia. Quale macchia? Se conosceste, come io lo conosco, don Mariano Arena, voi non parlereste di macchie: un uomo, lasciatemelo dire, come ce ne sono pochi: non dico per integrità di fede, che a voi, non voglio considerare se giustamente o meno, può anche non interessare; ma per onestà, per amore del prossimo, per saggezza… Un uomo eccezionale, vi assicuro: tanto più se si pensa che è sprovvisto di istruzione, di cultura… Ma voi sapete quanto più della cultura valga la purezza del cuore… Ora prendere un uomo simile come un malfattore è cosa che, lasciatemelo dire con la mia sincerità di sempre, mi fa pensare per l’appunto ai tempi di Mori…».

«Ma dalla voce pubblica l’Arena è indicato come capo mafia».

«La voce pubblica… Ma che cos’è la voce pubblica? Una voce nell’aria, una voce dell’aria: e porta la calunnia, la diffamazione, la vendetta vile… E poi: che cos’è la



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