Il labirinto by James Dashner

Il labirinto by James Dashner

autore:James Dashner [Dashner, James]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fantascienza
editore: THC
pubblicato: 2009-10-06T22:00:00+00:00


30

La Gattabuia si trovava in un luogo recluso tra il Casolare e il muro settentrionale della Radura, nascosta da cespugli spinosi e disordinati che nessuno doveva aver potato per mesi. Era un grosso complesso di cemento sbozzato grossolanamente, con una minuscola finestra con le sbarre e una porta di legno chiusa da un chiavistello metallico arrugginito dall’aria minacciosa: sembrava arrivato direttamente dal Medioevo.

Newt estrasse una chiave e aprì la porta, poi fece cenno a Thomas di entrare. «Lì dentro c’è solo una sedia. Non c’è niente da fare. Divertiti.»

Dentro di sé, Thomas brontolò alla vista di quell’unico mobile: una sedia brutta e sgangherata, con una gamba chiaramente più corta delle altre. Una cosa probabilmente fatta di proposito. Non c’era neanche un cuscino.

«Divertiti» disse Newt prima di chiudere la porta. Thomas si voltò verso la sua nuova casa e sentì il chiavistello chiudersi, la serratura scattare alle sue spalle. La testa di Newt fece capolino alla piccola finestra priva di vetri. Lo guardò tra le sbarre, con un ghigno dipinto in viso. «È una bella ricompensa per aver infranto le regole. Hai salvato delle vite, Tommy, ma comunque devi imparare...»

«Sì, lo so. L’ordine.»

Newt sorrise. «Sei in gamba, pive. Ma che siamo amici o no, devo far funzionare le cose e tenere in vita tutti questi stronzi. Pensaci, mentre te ne stai seduto qui a fissare ’sti cacchio di muri.»

Poi scomparve.

La prima ora passò e Thomas sentì la noia strisciargli intorno, come topi che passano sotto una porta. Alla fine della seconda ora voleva sbattere la testa contro il muro. Due ore dopo cominciò a pensare che una cenetta con Gally e i Dolenti sarebbe stata meglio che rimanere seduti in quella stupida Gattabuia. Restò lì e provò a rievocare qualche ricordo, ma ogni suo sforzo si dissolveva in una nebbia indistinta prima che riuscisse a mettere a fuoco qualcosa.

Per fortuna, a mezzogiorno Chuck venne a portargli il pranzo, distraendolo dai suoi pensieri.

Dopo avergli passato dei pezzi di pollo e un bicchiere d’acqua dalla finestra, Chuck prese a parlare ininterrottamente, come al solito.

«Sta tornando tutto normale» annunciò il ragazzino. «I Velocisti sono usciti nel Labirinto, tutti sono al lavoro. Forse, dopotutto, sopravviveremo. Non c’è ancora traccia di Gally... Newt ha detto ai Velocisti di tornare all’istante se trovano il corpo. E poi ecco, si è rivisto in giro Alby. Sembra stia bene... e Newt è felice di non dover fare più lui il capo.»

Il nome di Alby distolse l’attenzione di Thomas dal cibo. Rivide il ragazzo più grande il giorno prima, quando si era dimenato e quasi soffocato. Poi si ricordò che nessuno sapeva ciò che Alby aveva detto dopo l’uscita di Newt dalla stanza, prima della crisi. Ma questo non significava che Alby se ne sarebbe stato zitto, ora che stava bene e che poteva andare in giro per conto proprio.

Chuck continuò a parlare e la conversazione prese una piega del tutto inaspettata. «Thomas, non sto troppo bene, amico. È strano sentirsi tristi e nostalgici, ma non avere idea di cosa si vorrebbe riavere, sai? Tutto ciò che so è che non voglio stare qui.



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