Il metodo della paura by Rosario Aitala

Il metodo della paura by Rosario Aitala

autore:Rosario Aitala
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Anticorpi
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


5. Lo “Stato” senza Stato

Dall’estate del 2017 la parabola discendente dello Stato Islamico comincia ad accelerare paurosamente. Nel 2014, anno della sua proclamazione e massima espansione, il califfato contava oltre novantamila km quadrati, una superficie pari al Portogallo. Poi, lo “Stato” comincia a perdere pezzi: a dicembre del 2015 Ramadi, a giugno del 2016 Fallujah. L’autunno del 2017 segna il punto più basso della sua breve storia e con l’arrivo dell’inverno si certifica l’irreversibilità della crisi. Il territorio è rapidamente evaporato sotto i colpi di diverse forze, che si sono variamente combinate nelle diverse aree fra Iraq e Siria: l’esercito iracheno sostenuto da forze speciali iraniane e foreign fighter sciiti, le milizie curde, la coalizione internazionale a guida americana, le truppe del regime siriano con la copertura russa, la Turchia. A partire dall’estate del 2017, gli arrivi di combattenti provenienti da Occidente sono azzerati; chi ha potuto è tornato verso casa, ma non sono molti gli stranieri sopravvissuti ai ruoli più rischiosi al fronte che venivano loro affidati dalle gerarchie del califfato. Molti dirigenti sono stati uccisi: il portavoce al-Adnani; i direttori del Dipartimento dell’Informazione del servizio di intelligence Emni, Abu Mohammed al-Furqan e Abu Bashir al-Maslawi; il fondatore della agenzia di stampa Amaq, Baraa Kadek; il “ministro della guerra” Gulmurod Salimovich Khalimov, tagiko, che aveva preso il posto di Abu Omar al-Shishani, ucciso nel luglio 2016; Abu Muhammad al-Shimali, saudita, supervisore dei combattenti stranieri. Al-Baghdadi era dato per morto dai russi, ma resuscita ad ottobre grazie ad una registrazione audio che contiene elementi di riferimento temporale incontestabili, legati alla crisi nordcoreana. Altri dirigenti sono in fuga. A fine agosto, in un’accelerazione inaspettata, l’IS ha perso rapidamente terreno su entrambi i versanti del califfato, ma non sembrava una disfatta disordinata, piuttosto un’emorragia programmata, una ritirata tattica. L’impressione è che la disfatta sul terreno fosse data per certa da molti mesi e si siano redatti per tempo piani operativi per riconvertire l’organizzazione proto-statale in strutture mobili di guerriglia terrorista, in tutto simili ai primi gruppi del padrino al-Zarqawi.

Il 27 agosto i militanti si sono allontanati da Tal Afar, la più grande città irachena in potere dell’IS, nella provincia di Ninive, che fungeva da presidio e trait d’union fra Raqqa e l’Iraq. Sorprendente. Da lì venivano molti dirigenti IS, sunniti di etnia turkmena, fra cui due vice di al-Baghdadi, e molti membri della temutissima polizia religiosa, la Hisbah. Da Tal Afar fu guidato il massacro degli yazidi del Sinjar e il traffico di schiavi a fini sessuali. Eppure la resistenza all’esercito iracheno e alle Unità di mobilitazione popolare (PMU) anche dette Hashad al-Shabi, sostenute dall’Iran, è stata flebilissima. Meno di cento soldati sono morti per conquistare la città ed entrandovi hanno trovato pochi cadaveri e le case quasi tutte sane e vuote, segno che i civili erano fuggiti. I militanti sono scappati attraversando le linee porose dell’esercito iracheno e delle forze curde. Centinaia di militanti con le famiglie, nascosti nelle montagne della regione del Qalamun, a cavallo fra Siria e Libano, hanno



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