Il metodo spreco zero by Andrea Segrè

Il metodo spreco zero by Andrea Segrè

autore:Andrea Segrè [Segrè, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Gli urti accidentali, ma anche le più subdole vibrazioni, possono intaccare le loro caratteristiche e di conseguenza l’involucro deve essere adeguato ad assorbire queste sollecitazioni; ecco perché prodotti fragili come biscotti o grissini hanno spesso imballaggi leggeri, ma voluminosi e morbidi. Altri prodotti devono essere conservati in un ambiente sterile e per questo li troviamo in contenitori compositi, con strati di carta, polietilene e alluminio sovrapposti a caldo (noti ai più con il nome di «Tetra Pak»), oppure vetro e lattine, che possono essere sterilizzati facilmente, spesso anche insieme al prodotto stesso. Per gli alimenti che devono mantenere all’interno una determinata condizione di umidità o contenuto in ossigeno e anidride carbonica, invece, si usano in genere le materie plastiche, che impermeabilizzano in modo efficace.

Non dimentichiamo che l’imballaggio è prima di tutto ciò che, proteggendo l’alimento, è a contatto con esso: la legge italiana prevede che gli imballaggi alimentari siano realizzati con materiali che non rilasciano sostanze tossiche, ma tutti i materiali cedono piccole quantità di sostanze. Questi quantitativi devono però essere minimi e al di sotto di soglie ben precise fissate dalla legge.

Buste, bottiglie, contenitori e vassoi costituiscono tonnellate di plastica, carta, alluminio, vetro e legno che quotidianamente acquistiamo con i cibi e di cui ci disfiamo prima del consumo. Per l’esattezza, secondo i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nel 2016 in Italia sono stati immessi al consumo 12,6 milioni di tonnellate di imballaggi, ripartiti secondo queste percentuali delle componenti principali: carta 37,4%, legno 22,3%, vetro 18,8% e plastica 17,3%. Per avere un’idea più precisa dell’incidenza degli imballaggi sulla nostra produzione di rifiuti si consideri che, sempre secondo Ispra, il totale dei rifiuti urbani è stato di poco superiore ai 30 milioni di tonnellate, e quindi più di un terzo era costituito da imballaggi.

Che riflessioni possiamo fare su questo importantissimo tema? Innanzitutto, la catena della produzione di questi rifiuti va ripercorsa a ritroso, perché l’industria dell’imballaggio asseconda i bisogni dell’industria alimentare, che a sua volta intercetta, asseconda e soddisfa le svariate abitudini di noi italiani. Il rapporto annuale della Coop fotografa egregiamente gli stili di vita dei consumatori del Belpaese e le loro abitudini di consumo: se da una parte cresce la spesa per la frutta e i prodotti freschi (che, nel 2018, corrispondeva al 57% del totale della spesa alimentare), per contro l’incidenza dei cibi confezionati sul fatturato totale del comparto fresco raggiunge il 47,6%. I dettagli ci dicono poi che, se dal 2017 al 2018 il consumo di carne è aumentato del 2,5%, di questa percentuale il 15,1% era costituito da prodotti a peso imposto (carne preconfezionata pesata e venduta nei banchi frigo). Questo incremento si ritrova anche nella frutta fresca (+14,9%), nella verdura (+5,7%) e nei salumi (+4,6%): numeri che ci dicono come nel consumatore attuale prevalga l’esigenza di risparmiare tempo nell’atto dell’acquisto, oltre alla necessità di avere prodotti pronti per il consumo e, soprattutto, con tempi di conservabilità più lunghi.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.