Invertire la rotta by Joseph E. Stiglitz

Invertire la rotta by Joseph E. Stiglitz

autore:Joseph E. Stiglitz
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


Il ruolo delle istituzioni e delle politiche

Il ruolo determinante della rendita nell’aumento dei redditi più alti mina alla base la teoria della produttività marginale della distribuzione del reddito. Il reddito e la ricchezza di quelli al vertice vanno, almeno in parte, a scapito di altri, una conclusione diametralmente opposta a quella della teoria del trickle down. Quando, per esempio, un monopolio riesce ad aumentare il prezzo dei suoi prodotti, abbassa il reddito reale di tutti gli altri, e questo spinge a pensare che i fattori istituzionali e politici svolgano un ruolo importante nel determinare le quote relative del capitale e del lavoro.

Come abbiamo sottolineato in precedenza, negli ultimi trent’an­ni i salari sono cresciuti molto meno della produttività (grafico 1), un dato difficile da conciliare con la teo­ria della produttività marginale20, ma coe­rente con un aumento dello sfruttamento. Suggerisce che l’indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori è stato un fattore importante. La debolezza dei sindacati e una globalizzazione asimmetrica, in cui il capitale è libero di muoversi mentre il lavoro molto meno, hanno probabilmente contribuito in modo significativo alla grande impennata della disuguaglianza.

Il modo in cui è stata gestita finora la globalizzazione determina salari più bassi, in parte perché è stato svuotato il potere contrattuale dei lavoratori. Con un capitale altamente mobile, e con tariffe basse, le imprese possono semplicemente dire ai lavoratori che se non accettano salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori l’azienda si sposterà altrove. Per capire in che modo una globalizzazione asimmetrica può influire sul potere contrattuale, immaginiamo per un attimo come sarebbe il mondo se i lavoratori potessero circolare liberamente, ma il capitale no. I paesi farebbero a gara per attirare i lavoratori con la promessa di fornire ai loro figli una buona istruzione e un ambiente sano in cui crescere, e di tassare poco i loro stipendi: il tutto potrebbe essere finanziato imponendo tasse elevate sul capitale. Ma non è il mondo in cui viviamo.

Nella maggioranza dei paesi industrializzati, e in particolare nel mondo anglosassone, c’è stato un calo degli iscritti e dell’influenza dei sindacati. Questo declino ha creato uno squilibrio di potere economico e un vuoto politico. Senza la protezione di un sindacato le condizioni di vita dei lavoratori sono ulteriormente peggiorate, e l’incapacità dei sindacati di proteggere i lavoratori dallo spauracchio delle delocalizzazioni ha contribuito a indebolire il loro potere. Ma anche la politica ha svolto un ruolo importante, esemplificato dalla repressione dello sciopero dei controllori di volo negli Stati Uniti nel 1981 per opera del presidente Reagan o dalla battaglia di Margaret Thatcher contro l’Unione nazionale dei minatori nel Regno Unito.

Quasi certamente, anche le politiche delle banche centrali imperniate sulla lotta all’inflazione hanno contribuito all’espansione della disuguaglianza e all’indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori. Appena i salari iniziano ad aumentare, e soprattutto se aumentano più in fretta del tasso di inflazione, le banche centrali alzano i tassi di interesse per timore dell’inflazione. Il risultato è un livello medio di disoccupazione più alto e una pressione al ribasso sui salari: spesso, quando



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