Io dentro gli spari by Silvana Gandolfi

Io dentro gli spari by Silvana Gandolfi

autore:Silvana Gandolfi [Gandolfi, Silvana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2011-03-02T23:00:00+00:00


Gli avevano tolto fasce e ingessatura. Aveva abbandonato il letto e poteva muoversi per la stanza. Saltellava appoggiandosi alle stampelle.

Non si chiedeva cosa sarebbe successo dopo. Disegnava e scriveva ancora letterine alle infermiere. Parlava con mamma. Mai si erano coccolati così. A volte Assunta gli cantava sottovoce una vecchia ninna nanna e a Santino sembrava di tornare piccolo, di toccare il morbido petto materno. Poi qualcosa in lui si ribellava e chiedeva che lei gli cantasse Ciuri Ciuri.

Assunta iniziava con voce sottile e incerta, ma ben presto prendeva forza e l’allegro ritmo siciliano riempiva la piccola stanza.

Ciuri ciuri, ciuri

di tuttu l’annu

L’amuri ca mi dasti

ti lu turnu...

Santino sorrideva. Fiori fiori di tutto l’anno, l’amore che mi hai dato te lo restituisco. Era come se dalla finestra entrassero rose e ciclamini e mimosa e tulipani e zagare.

Spesso compariva Francesco a rompere quegli idilli. Assunta subito si zittiva vergognosa.

A Santino un po’ dispiaceva, un po’ era contento.

Le stampelle vennero presto messe da parte.

E venne la mattina in cui il magistrato entrò con una faccia ancora più seria e determinata del solito.

«Buongiorno Santino» disse prendendo una sedia e accostandola senza perdere tempo alla poltrona dove lui se ne stava stravaccato.

«Ciao» biascicò lui, reso cauto da quel piglio deciso.

Francesco si girò verso Assunta. Senza parlare le fece cenno di allontanarsi dalla stanza.

«Tu e io oggi dobbiamo fare una chiacchierata importante. Lo sai che i dottori dicono che sei guarito? Puoi andartene da qui. Sei contento?»

Santino fece un piccolo cenno col capo. In realtà si sentiva spaurito all’idea di lasciare quella stanza.

«Prima di uscire da quest’ospedale dovrai prendere una decisione. Sei a una svolta, amico mio. Che tu lo voglia o no, devi fare la tua scelta. Ti voglio parlare come a una persona adulta. Ascoltami bene. Le possibilità sono due».

Santino era molto attento. C’era qualcosa di diverso nel viso di Francesco. Niente blandizie, niente sorrisi carezzevoli, né parole scherzose. Non usava il tono che si usa con un bimbo; gli stava parlando davvero come a una persona grande.

«La mafia è una cosa cattiva e va combattuta. Questo lo hai capito. Sembra invincibile, ma non lo è, perché è fatta di persone come noi. Nessun gruppo umano che usa come arma il male è invincibile, se si vuole veramente combatterlo. Ma servono persone che abbiano passione e lottino per la vita con la stessa intensità con cui lottano quelli che vogliono distruzione e morte».

Aveva parlato con enfasi, come mai fino ad allora aveva fatto.

Santino lo fissava stupito.

Francesco sorrise; il viso severo gli si addolcì.

«Non sono io a dire queste cose. È stato Gandhi. Sai chi è Gandhi?»

«No».

«Gandhi era un uomo che ha combattuto con tutto se stesso, in India. Ha lottato per giuste cause, senza mai usare la violenza».

«Anche papà mio non era violento. Mai mi ha dato le botte».

«Ti credo. Tuo padre era un brav’uomo, non un mafioso. Forse rubacchiava per mantenere la vostra famiglia, ma non faceva del male a nessuno. Ne sono convinto. Anche tuo nonno non aveva mai fatto male a una mosca.



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