La Cina contemporanea by Guido Samarani

La Cina contemporanea by Guido Samarani

autore:Guido Samarani [Samarani, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858426920
editore: Einaudi
pubblicato: 2017-12-14T05:00:00+00:00


3. L’alleanza sino-sovietica: sviluppi, crisi e rottura (1956-60).

Fu a partire dal 1956 che in Cina fu dato inizio, come si è sottolineato nei capitoli precedenti, a una riflessione circa l’applicazione del modello di sviluppo economico sovietico; in parallelo, sollecitati dai mutamenti in Unione Sovietica e dalla denuncia da parte di Chruščëv del culto della personalità staliniano, crisi sociali e politiche profonde colpirono vari paesi socialisti dell’Europa orientale, portando nei casi piú gravi (Polonia e Ungheria) a forti proteste e sollevazioni popolari e alla successiva repressione militare e suscitando di conseguenza la crescente preoccupazione da parte di Pechino.

Tali eventi portarono la dirigenza cinese a cercare nuove vie, piú autonome, per lo sviluppo del socialismo, al fine altresí di prevenire, attraverso una piú attenta considerazione e gestione delle contraddizioni sociali interne (contadini, operai, intellettuali), crisi possibili quali quelle verificatisi nell’Europa orientale. L’irrigidimento e la svolta radicale avviata a partire dall’estate del 1957, successivamente al lancio della Campagna contro la Destra, si riflessero tuttavia presto nell’approccio verso i rapporti con l’Unione Sovietica e piú in generale i problemi di politica estera.

Probabilmente, come è stato suggerito, gli eventi del 1956 fecero sentire i propri effetti sui rapporti sino-sovietici con un certo ritardo (dopo il 1958) per tre motivi essenziali: il primo, il processo in corso di transizione e di ridefinizione della strategia cinese, che spingeva a privilegiare i problemi interni; il secondo, lo sviluppo in Unione Sovietica della lotta per l’egemonia e il potere, che aveva visto l’emergere di Chruščëv le cui posizioni tuttavia apparivano ancora relativamente deboli, riflettendosi sull’esigenza di non inasprire i rapporti esterni; la preoccupazione comune per l’unità del campo socialista, scossa dagli eventi di Varsavia e di Budapest.

Cosí, durante la visita di Mao a Mosca nell’ottobre del 1957 in occasione del quarantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (la seconda e ultima volta in cui avrebbe lasciato la Cina), venne firmato un accordo per un ampio programma di aiuto militare di Mosca a Pechino, che includeva l’ipotesi dell’assistenza sovietica alla costruzione di armi nucleari da parte cinese. Su questa base, il ministro della Difesa Peng Dehuai, che aveva accompagnato Mao a Mosca, e vari generali e scienziati cinesi svilupparono nei mesi successivi contatti e accordi con le controparti sovietiche al fine di accelerare lo sviluppo di un armamento nucleare e di un programma missilistico. In particolare, i Sovietici aiutarono i Cinesi a riorganizzare e sviluppare le proprie strutture di ricerca e di prospezione nonché a costruire nel deserto di Lop Nur, nel Xinjiang, una base per gli esperimenti nucleari.

A partire dal 1958, l’avvio del Grande Balzo in Avanti e delle comuni popolari insinuò profonde divisioni tra i due paesi, accentuate dall’emergere di differenze sempre piú marcate sui grandi problemi della pace e della guerra, del socialismo e dell’imperialismo.

Mosca non sembrava in grado di offrire (e forse non era disposta a offrire) quel massiccio aiuto di cui Pechino necessitava per sostenere la strategia del Grande Balzo in Avanti, sia in quanto Chruščëv era fortemente impegnato a cercare di risolvere i seri problemi economici



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