La Dinamica Del Capitalismo by Fernand Braudel

La Dinamica Del Capitalismo by Fernand Braudel

autore:Fernand Braudel [Braudel, Fernand]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggio, Storia
ISBN: 9788815020277
editore: Il mulino
pubblicato: 1986-01-02T00:00:00+00:00


4.

Privilegio di pochi, il capitalismo è impensabile senza la complicità attiva della società. Esso è necessariamente una realtà d’ordine sociale, politico e persino un fatto di civiltà: è necessario, perché esso proliferi, che la società intera ne accetti, in un certo qual modo, più o meno coscientemente, i valori. Ma questo non rappresenta certo una regola. Ogni società, a un determinato grado di sviluppo, si scompone in differenti «insiemi»: l’insieme economico, politico, culturale e quello della gerarchia sociale. Il livello economico può essere compreso solo in relazione con gli altri «insiemi», perché esso si disperde e nel contempo si apre allo scambio coi livelli vicini, creando un sistema di azioni e reazioni. Questa forma parziale e particolare dell’insieme economico che è il capitalismo non può essere pienamente compresa se non alla luce di queste contiguità e di questi sconfinamenti: solo in tale modo essa rivelerà il suo vero volto.

Lo stato moderno, che non ha costruito il capitalismo ma lo ha ereditato, talora agisce a suo favore, talaltra ne ostacola i propositi; a volte gli permette di espandersi liberamente, ma in altri casi distrugge le sue risorse. Il capitalismo può trionfare solo quando si identifica con lo stato, quando “è” lo stato. Nella sua prima grande fase che coincide con l’ascesa delle cittàstato italiane, a Venezia, Genova, Firenze, è l’“élite” del denaro che detiene il potere. Nell’Olanda del diciassettesimo secolo, l’aristocrazia dei reggenti governa secondo gli interessi e persino secondo le direttive degli uomini d’affari, mercanti o finanzieri. In Inghilterra, la gloriosa rivoluzione del 1688 segna, ad un tempo, l’avvento di un nuovo corso politico e l’affermazione di un nuovo modo di condurre gli affari, simile a quello adottato dagli olandesi. La Francia ha più di un secolo di ritardo: è solo nel 1830 con la Rivoluzione di Luglio che la borghesia degli affari s’installa confortevolmente al potere.

A seconda del suo livello di equilibrio e della sua forza lo stato è, dunque, favorevole od ostile al mondo del denaro. La stessa cosa vale per la cultura e la religione. All’inizio, la religione, forza conservatrice, resiste alla forza innovativa del mercato, del denaro, della speculazione, dell’usura. Ma presto anche la chiesa finisce col venire a patti col mondo della finanza: pur continuando a mostrarsi reticente, finisce per accondiscendere alle imperiose esigenze del secolo, in poche parole accetta un aggiornamento, o – come si sarebbe detto un tempo – un «modernismo». Agustin Renaudet ricordava che è a San Tommaso d’Aquino (1225?-1274) che si deve la formulazione del primo modernismo destinato ad avere successo. Ma se la religione e, di conseguenza, la cultura hanno rimosso abbastanza presto le loro resistenze nei confronti del capitalismo, la chiesa ha mantenuto una forte opposizione di principio soprattutto per quel che riguarda il prestito ad interesse, condannato come usura. Si è persino sostenuto, in modo, in effetti, un po’ affrettato, che tali pregiudizi sono stati rimossi solo dalla riforma e che questa è la ragione profonda dell’affermazione del capitalismo nel nord dell’Europa. Per Max Weber il capitalismo, nel



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