La parola magica by Borzacchiello Paolo

La parola magica by Borzacchiello Paolo

autore:Borzacchiello, Paolo [Borzacchiello, Paolo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


16 gennaio 2017, ore 10.15

Quando mi voglio rilassare e non è ora di insalata di avocado a Camden, gironzolo per Covent Garden: un salto in Apple Store, sperando che ci sia qualcosa di nuovo da comprare, due passi nel mercato dei fiori e uno spuntino a Le Pain Quotidien, altro luogo che dimostra certamente l’esistenza di una forza superiore benefica che ci ama. Se fosse vero che Lisa è Dio, questa è una delle cose per cui vorrei farle i complimenti. Elizabeth lo adora, ci veniamo spesso, per ascoltare qualche artista di strada e fare due passi fra le persone indaffarate. Qui le ho comprato il suo primo orsetto imbottito personalizzato, quando ancora era talmente piccola da non poterlo apprezzare. Qui l’ho vista con la bocca spalancata davanti a un trucco di micro magia, eseguito con le carte da un mago davanti al suo negozio di cianfrusaglie (carte che poi ho dovuto comprare, s’intende). E qui vengo spesso a scrivere: mi sistemo in un angolo tranquillo, mangio qualcosa e trascorro un paio d’ore a mettere in ordine parole mentre osservo l’andirivieni di esseri umani che rende vivo questo angolo di Londra. Mettere in ordine le parole è una cosa che, all’inizio, ti riesce meglio quando scrivi, ma che poi ti viene naturale anche quando pensi o parli. E l’ordine con il quale pensi le parole è altrettanto importante delle parole che scegli. Le parole giuste, nel giusto ordine, insomma. Mi sono appena mangiato un panino delizioso che mi ha ristorato oltre ogni dire e ora sto gironzolando a vuoto in Apple Store, ammirando la disposizione dei prodotti e l’architettura di questo che, a mio parere, è uno dei locali più belli realizzati dall’azienda di Cupertino. Mentre accarezzo con l’indice la superficie sexy e suadente di un Mac Book pro, qualcuno mi appoggia una mano sulla spalla sinistra. Pesantemente. I miei sensi scattano in stato di allerta prima ancora che mi renda conto di poter essere sotto attacco. Mi giro di scatto, il braccio destro teso in quello che potrebbe diventare un cazzotto, non si sa mai. Qualche ora di addestramento con il mio amico Luke, di mestiere genio della finanza e dell’informatica, e campione di non so quante arti marziali, ha sortito in me l’effetto sperato. Di fronte a me, il vichingo che ancora mancava al mio appello personale, Gabriel. Al suo fianco, Lucifer (che oggi sfoggia con nonchalance un gessato grigio munito di panciotto, camicia azzurra e cravatta senza dubbio di fattura italiana). Lucifer lancia uno sguardo fra il paterno e il divertito allo scimmione (chissà perché, mi sono sempre immaginato gli arcangeli come creature dall’aspetto gentile, con una cascata di boccoli biondi. Questo mi ha insegnato il catechismo, che ti inculca una serie di idee del tutto opinabili atte a creare sensi di colpa per qualsiasi cosa tu faccia).

«Suvvia, Gabriel, sii un po’ più garbato nei modi con il caro Leonard. È un nostro compagno di viaggio, in quest’avventura» dice Lucifer sorridente senza distogliere lo sguardo da me. Io mi destreggio fra i suoi occhi e quelli del primate.



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