La Sanfelice 3 by Alexandre Dumas

La Sanfelice 3 by Alexandre Dumas

autore:Alexandre Dumas [Dumas, Alexandre]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Adelphi
pubblicato: 1998-12-31T23:00:00+00:00


108. IL PRIMO PASSO VERSO NAPOLI.

Come si vede, la struttura del documento denotava non solo il senso dell’ordine tipico dell’uomo di guerra, ma anche la meticolosa previdenza dell’uomo di Chiesa. Ferdinando era meravigliato.

Era stato tradito da generali, ufficiali, soldati e ministri. Coloro che per mestiere portavano la spada al fianco o non l’avevano neppure estratta o l’avevano consegnata al nemico. Coloro che per mestiere dovevano raccogliere informazioni e metterle a frutto non le avevano raccolte oppure non ne avevano saputo ricavare alcuna proposta. I consiglieri, che per definizione dovevano dare consigli, non ne avevano trovato alcuno. Inutilmente egli aveva chiesto coraggio, fedeltà, intelligenza e devozione a coloro da cui era lecito aspettarseli.

Ed ecco che tutto questo lo trovava non in uno di quelli che aveva colmato di favori, ma nell’uomo di Chiesa che avrebbe potuto limitarsi ai doveri della propria condizione, cioè a leggere il breviario e a impartire la benedizione.

E quell’uomo di Chiesa aveva previsto tutto, organizzando la rivolta come un uomo politico, cercando informazioni come un ministro della Polizia, preparando la guerra come un generale, e, mentre Mack lasciava cadere la sua spada ai piedi di Championnet, egli estraeva il gladio della guerra santa e, senza soldati, senza denaro, senza armi, senza munizioni, marciava alla conquista di Napoli mostrando il labaro di Costantino e gridando: «“In hoc signo vinces!”».

Strano paese, strana società, in cui erano i briganti a difendere il regno, e un prete a prepararne la riconquista! Questa volta, per puro caso, Ferdinando seppe conservare un segreto e mantenere la promessa data. Diede al cardinale i suoi duemila ducati, i quali, uniti ai mille che il porporato già aveva, facevano tremila, cioè dodicimilacinquecento franchi francesi.

Il giorno stesso della firma del suo diploma, cioè il 27 gennaio – ignoriamo per quale ragione il documento fosse stato antidatato di due giorni -, Ruffo si accomiatò dal re con il pretesto di doversi recare a Messina e partì immediatamente, viaggiando per mare o per terra a seconda delle opportunità.

Ci impiegò quattro giorni, e arrivò a Messina nel pomeriggio del 31 gennaio, mettendosi subito alla ricerca del marchese Taccone, il quale, per ordine del re, doveva consegnargli i due milioni che aveva portato da Napoli. Come aveva previsto, trovò il marchese, ma dei milioni nemmeno l’ombra.

Alle ingiunzioni del cardinale, il marchese rispose che, prima della partenza da Napoli, per ordine del generale Acton aveva consegnato al principe Pignatelli tutto il denaro in suo possesso.

In virtù del mandato conferitogli, Ruffo gli ordinò allora di rendere conto della sua situazione, o meglio dello stato della sua cassa. Messo con le spalle al muro, l’altro rispose che gli era impossibile farlo, poiché i registri e tutte le carte della tesoreria erano rimasti a Napoli. Predicendolo al re, il cardinale aveva visto giusto.

Allora Ruffo si rivolse al generale Danero, pensando che, tutto sommato, le armi e le munizioni gli erano ancora più necessarie del denaro. Ma l’ufficiale, con la scusa che non valeva la pena di consegnare al cardinale delle armi che sarebbero di certo cadute in mano al nemico, gliele rifiutò, malgrado gli ordini formali del re.



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