La Storia Infinita by Michael Ende

La Storia Infinita by Michael Ende

autore:Michael Ende [Ende, Michael]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 1988-04-26T22:00:00+00:00


XV

Graogramàn la Morte Multicolore

«Oh, mio signore!» esclamò la voce ruggente del leone. «Hai trascorso così tutta la notte?»

Bastiano si sollevò e si strofinò gli occhi. Stava seduto fra le zampe del leone, il grosso muso dell'animale si chinava sul suo volto e gli occhi di Graogramàn erano colmi di stupore. Il suo mantello era ancora nero come la roccia su cui stava adagiato, ma ora gli occhi scintillavano nuovamente di vita. Le lampade nella grotta ardevano.

«Ah», balbettò Bastiano, «io... io pensavo che tu fossi diventato di pietra.»

«Lo ero», rispose il leone, «io muoio ogni volta che cala la notte e ogni mattina mi risveglio nuovamente alla vita.»

«Io pensavo che fosse per sempre», spiegò Bastiano.

«Ma ogni volta è per sempre», rispose sibillino Graogramàn.

Si stiracchiò ben bene e poi cominciò a camminare su e giù per la grotta, come fanno appunto i leoni. Il suo mantello cominciava a farsi sempre più splendente e a prendere i colori delle mattonelle variopinte. Poi si arrestò e guardò il ragazzo.

«Hai versato lacrime per causa mia?»

Bastiano annuì in silenzio.

«Allora», disse il leone, «non sei soltanto l'unico che ha dormito fra le zampe della Morte Multicolore, ma anche l'unico che ha pianto la sua fine.»

Bastiano guardò il leone che trottava di nuovo su e giù e alla fine domandò sottovoce:

«Ma tu sei sempre solo?»

Il leone si fermò nuovamente, ma questa volta non guardò Bastiano. Tenendo la testa voltata ripeté con voce tonante:

«Solo...»

La parola rimbombò come un'eco nella caverna.

«Il mio regno è il deserto. Ed esso è anche la mia opera. Ovunque io giri lo sguardo, tutto ciò che mi sta intorno deve trasformarsi in deserto. Lo porto in me. Sono fatto di fuoco micidiale. Come potrebbe essermi destinata sorte diversa dall'eterna solitudine?»

Bastiano tacque sconvolto.

«Tu, mio signore», proseguì il leone avvicinandosi al ragazzo e guardandolo negli occhi con le sue pupille di fuoco, «tu che porti l'insegna dell'Infanta Imperatrice, puoi rispondere alla mia domanda: perché devo sempre morire al cadere della notte?»

«Perché nel Deserto Colorato possa crescere Perelun, il Bosco Notturno», rispose Bastiano.

«Perelun?» ripeté il leone. «E che cos'è Perelun?»

E allora Bastiano raccontò delle meraviglie della giungla di luce vivente. Mentre Graogramàn stava ad ascoltare, immobile e pieno di stupore, Bastiano gli narrò ogni cosa e gli descrisse la multiformità e lo splendore delle piante luminose e fosforescenti che si moltiplicavano da sole, il loro incessante e silente prosperare, la loro straordinaria bellezza e grandezza. Parlando, si infervorava entusiasmandosi e gli occhi di Graogramàn scintillavano sempre più forte.

«E tutto questo», concluse Bastiano, «può esistere soltanto fintanto che tu sei pietrificato. Ma Perelun divorerebbe ogni cosa e alla fine soffocherebbe anche se stesso, se non dovesse esso pure morire e ridursi in polvere ogni volta che tu ti svegli. Tu, Graogramàn, e Perelun siete una cosa sola.»

Graogramàn restò a lungo in silenzio.

«Signore», disse infine, «ora capisco che la mia morte è portatrice di vita e la mia vita portatrice di morte e che entrambe le cose sono giuste. Adesso comprendo finalmente il senso della mia esistenza. Ti ringrazio.»

E a passi lenti e solenni si inoltrò nei recessi della sua grotta.



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