La variante di Lüneburg by Paolo Maurensig

La variante di Lüneburg by Paolo Maurensig

autore:Paolo Maurensig [Maurensig, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2020-02-23T16:00:00+00:00


Qui Mayer tacque: voleva vedere infatti quale effetto avesse avuto il suo racconto sui suoi due interlocutori.

«E Tabori, l’ha più rivisto?».

A parlare questa volta era stato Baum. All’approssimarsi della stazione si era infilato l’impermeabile, e ora se ne stava seduto sul bordo del suo sedile stringendo la valigetta tra le ginocchia. La domanda di Baum era stata formulata senza alcun interesse, come un atto di pura cortesia; Hans non rispose. Baum, del resto, guardava con impazienza dal finestrino, riconoscendo un paesaggio che gli era familiare. E quando il treno cominciò a rallentare la sua corsa si alzò in piedi di scatto e aprì la porta scorrevole che dava sul corridoio, dove si erano già messe in fila delle persone in procinto di scendere.

«Una storia davvero molto interessante» commentò ancora Baum, aggiungendo altra sterile cortesia. «Peccato che io debba lasciarvi. Arrivederci a martedì prossimo» disse rivolto a Frisch. «Vuol dire che mi racconterai il seguito».

Frisch non rispose; levò solo una mano in segno di commiato. Baum barcollò al passaggio del treno su uno scambio e infilò con decisione il corridoio quando si era ormai in stazione. Lo videro scendere e passare sotto il loro finestrino, diretto in fretta verso l’uscita.

Il treno riprese la sua corsa, e nessun altro entrò nel loro scompartimento. Hans accostò la porta che Baum aveva lasciato aperta, e tornò a sedersi, questa volta però sulla poltrona lasciata libera da Baum stesso, mettendosi così di fronte all’altro come a un avversario, con il fare di chi si appresti a concludere rapidamente la partita.

A Frisch non era sfuggita la manovra. Aveva avuto quasi un moto di sorpresa, e per superare il disappunto guardò l’orologio. «Siamo in perfetto orario» disse. «A mezzanotte saremo a Vienna».

I due restarono in silenzio per alcuni minuti; ma in quel silenzio c’era come qualcosa di sospeso.

«A Vienna» pensò Mayer, stringendo l’oggetto che nascondeva in tasca. Esso assumeva in quel momento tutto il suo significato. Era la prova di un misfatto compiutosi in un lontano passato. La tentazione di estrarre l’involto di pezza fu lì lì per sopraffarlo, così come in altri tempi gli accadeva di non poter trattenersi dal fare una mossa prematura, rovinando tutto il suo gioco. Ma ora aveva imparato la lezione. Si fece forza. Non doveva cedere prima del previsto, doveva rispettare il piano che si era prefissato, e pazientare finché non fossero arrivati a Vienna.

Fu il suo antagonista a distoglierlo da quei pensieri. Frisch, che per un po’ era sembrato chiedersi a chi dei due spettasse la mossa, pronunciò invece il nome di Mayer più volte e sottovoce, come se gli potesse evocare qualcosa: «Mayer... Mayer... Hans Mayer... Mi sembra di ricordare un certo Mayer che ha fatto parlare di sé l’anno scorso ad Amburgo, e poi, se non sbaglio, a Hastings, forse due mesi dopo; e anche in occasione di un open a Venezia...».

«Lei ha un’eccellente memoria».

«Ho scritto molto su quelle partite. E non sono stato certamente tenero. Dunque si tratta di lei... E poi quel repentino cedimento... Sicché lei si considera uno sconfitto, uno che non potrà mai più riprendere a giocare?».



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