L’ultimo viaggio da Vò Vecchio ad Auschwitz by Rinaldo Battaglia

L’ultimo viaggio da Vò Vecchio ad Auschwitz by Rinaldo Battaglia

autore:Rinaldo Battaglia [Battaglia, Rinaldo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Edo Bressan a destra, al matrimonio della figlia Mariuccia, la moglie Ida Foà e il genero Armando Santinello (da l’Arena e il Basso Veronese)

Ma non mi fermo qui, ho altre cose da raccontarvi in merito e sempre in quel periodo di orrore e sofferenze infinite.

Papa Francesco un giorno, di recente, usò le parole che ora riporto e che ritengo più che mai eloquenti sul valore nell’educare, i figli nella vita, con l’esempio: «L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa, o arricchisce o impoverisce, o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla».

E probabilmente se ai tempi di oggi si stanno perdendo i “veri valori” molto è dipeso e tuttora dipende dall’educazione e dalla formazione che ognuno di noi ha ricevuto. Soprattutto all’interno della famiglia. Vi parlo ora, di conseguenza, di un padre che divenne maestro con l’esempio per i figli. Insegnando loro il senso delle parole dignità, rispetto dell’altro, umanità. Anche a costo di perdere la vita stessa in un lager nazista e purtroppo essere anche in questo clonato da un figlio. Ed erano gli anni criminali del fascismo, gli anni dell’Uomo della Provvidenza, delle sue leggi sulla razza, dell’odio verso i diversi e non allineati al pensiero unico del regime. Gli anni criminali del Duce e del suo «Dio, patria e famiglia». Anni che oggi più di qualcuno sta cercando colpevolmente di ridimensionare, pulire, purificare nascondendo la profondità di quel male.

A Milano il 5 marzo 1981, quarantatré anni fa, presenti le altre due figlie superstiti Graziella e Lucrezia, il Console Generale d’Israele ufficialmente onorò post mortem quale Giusto tra le nazioni un uomo della mia terra, veneto in primis (era nato a Pontecchio Polesine, nel rovigotto il 29 dicembre 1887) ma per “meriti” poi successivi “operativo”, diciamo così, nella Valle dell’Agno, dove da anni risiedo. Quel grande uomo si chiamava Torquato Fraccon e meriterebbe maggiori pubblicità e maggiori meriti nella memoria collettiva.

Fu un grande uomo, coerente con le proprie idee e molto impegnato per salvaguardare quelle degli altri. Sin da ragazzo scelse la sua strada nel mondo cattolico con partecipazione attiva nella politica locale. Si racconta che già nel 1904, a diciassette anni, avesse partecipato ai primi convegni della Democrazia cristiana, apripista allora del futuro Partito popolare italiano di don Sturzo. E fu lì che appena ritornato dalla Grande Guerra si iscrisse, diventandone un riferimento in zona. Poco dopo entrò a lavorare in banca nel Credito Polesano a Rovigo, ma con l’arrivo del fascismo e del Duce, quell’Istituto – forse ritenuto a Roma troppo vicino al paese di Giacomo Matteotti – nel 1925 fu chiuso. Ma Torquato Fraccon venne subito riassunto, per ordine diretto dell’amministratore Secondo Piovesan che già lo apprezzava, alla Banca Cattolica del Veneto di Vicenza. Era già diventato un uomo importante, stimato da molti per la professionalità e la correttezza, ma anche temuto, per la sua coerenza e rettitudine intellettuale, dai nuovi gerarchi fascisti. In pochi anni venne così più volte minacciato e aggredito dalle camicie nere che spadroneggiavano, nel Veneto come in Italia.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.