Verranno dalle pianure by Giovanni Pizzigoni

Verranno dalle pianure by Giovanni Pizzigoni

autore:Giovanni Pizzigoni [Pizzigoni, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-02-02T12:00:00+00:00


28

Rachel si sporse dal divanetto, cercò di intravedere qualcosa attraverso le strisce bianche sui vetri. Là dentro non erano in pochi. Il vicecapo dello Stato Maggiore Congiunto, due dell’Ufficio Esecutivo del presidente per la sicurezza nazionale e l’intelligence, il vicedirettore del SI e il vicesegretario della Difesa Ofner, più alfieri e portaborse. Tutti riuniti nell’ufficio di Hauer.

«Se lo staranno mangiando» ipotizzò Harry.

«No, è lui che si mangia loro» ribatté Tom, sorseggiando il suo tè. «È una buona forchetta.»

Rachel non aveva voglia di scherzare. Non era in grado di togliersi Lucas Barkov e il colonnello Garin dalla testa.

Sulla carta non aveva fatto nulla di sbagliato. Non era certo colpa loro se era andato tutto a rotoli, se il russo aveva fatto saltare il piano e adesso Lucas era scomparso.

Quasi non riusciva ancora a crederci.

Aveva lavorato così tanto, erano così vicini. Lo avevano trovato, era praticamente nelle loro mani, e ora non avevano la minima idea di dove si trovasse.

Stava grattando il bracciolo del divanetto in preda al nervosismo.

«Dovrebbe essere pure finita…» disse sovrappensiero.

«Scusa?» le chiese Harry.

Rachel scosse la testa.

«La guerra. A quest’ora dovrebbe essere pure finita.»

«Dici?» disse Tom, prendendo un altro sorso.

Il tono era quello di chi aveva appena esposto una teoria campata per aria.

«Be’… sì. No?» gli chiese, aprendo i palmi. «Le analisi del SI dicevano questo, come gli esperti dell’Ufficio Esecutivo. Lo ha confermato anche il segretario in Parlamento. “La guerra durerà al massimo tre giorni.”»

Tom alzò le spalle.

«Quelli dell’Ufficio Esecutivo non sono esattamente delle volpi» spiegò. «Mettiamola così, la questione è dibattuta. Ma per spezzare una lancia in loro favore, ci sono tantissime variabili. È impossibile fare delle previsioni esatte.»

«E poi qualcosa dovevano dire, no?» aggiunse Harry.

In effetti non ci aveva pensato. Quelle riferite al Parlamento, come quelle raccontate ai giornali o in televisione, erano analisi generiche date in pasto a un pubblico affamato e sconvolto. Un rappresentante del governo non può certo andare in un talk show e ammettere candidamente di non averne idea.

«Sei davvero così sorpresa?» le domandò Tom.

Rachel ci pensò su. «In realtà no. Seguo i paesi dell’Est da anni e… le guerre, le crisi, sono sempre la prova del nove. E c’è sempre questa costante…» Diede una rapida occhiata ai due, sembravano interessati. «Da fuori sembra inevitabilmente che le autocrazie siano più robuste rispetto alle democrazie, ma proprio perché non esiste un mutuo controllo dei poteri, o apparati che possano controllarsi a vicenda e riferire la realtà dei fatti alla dirigenza senza la paura di venire esautorati, sono quasi sempre le autocrazie a crollare. I sistemi di potere sono estremamente fragili, soprattutto in paesi corrotti come l’Ucraina o la Russia. Quindi, no… non sono particolarmente stupita. Però… così? Voglio dire, tre giorni non me lo aspettavo nemmeno io, ma è passato quasi un mese…»

«Sì, vero» ammise Tom. «La corruzione ha giocato un ruolo fondamentale finora. Ma non c’è solo questo, è anche una questione situazionale.»

«Cioè?»

Harry guardò in direzione delle scrivanie davanti all’ufficio, poi si avvicinò all’agente più vicino che stava lavorando al computer, gli chiese di aprire una mappa aggiornata e di andare a prendersi un caffè.



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