L'impostore by Damon Galgut

L'impostore by Damon Galgut

autore:Damon Galgut [Galgut, Damon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2023-03-12T23:00:00+00:00


14 In afrikaans, “amico”.

11

L’estate raggiunge il culmine. La luce sembra eternamente fissa sul mezzogiorno. Sulle colline fuori dal paese scoppia un incendio che dura giorni interi, gettando una coltre di fumo sotto il sole, rosseggiando di notte come una strana galassia che pende bassa nel firmamento. Arriva la fine dell’anno e si accendono le luci colorate rimaste appese ai lampioni dalla scorsa stagione. Dappertutto ci si ubriaca. L’albergo di Fanie Prinsloo reclamizza un pranzo di Natale spaccabudella. I dipendenti del supermercato del paese indossano festosi cappellini di carta e nella via principale qualche finestra è guarnita di lucine e addobbi dozzinali. Ma queste piccole sacche di allegria forzata non fanno che sottolineare la desolazione delle strade sterrate battute dal sole che sono più in là e le malinconiche distese che arrivano fino all’orizzonte.

Qualche giorno prima di Natale qualcuno bussa alla porta sul retro. Dopo la sua visita inaspettata è la prima volta che l’uomo azzurro si rivolge a lui tanto apertamente, ma non è venuto per entrare. Con aria timida e imbarazzata, si avvicina faticosamente per chiedere a Adam se per caso è libero il giorno di Natale. «Ho un bel tacchino grosso da cucinare e ho pensato che magari...».

«Oh, mi dispiace, non posso» si affretta a rispondere Adam. «Sarò dai miei amici».

«Ja, ja, lo immaginavo... So che è sempre via, nel fine settimana... Era un tentativo».

«La ringrazio molto. Mi avrebbe fatto piacere».

«Ja. Be’, un’altra volta». Blom gli lancia un’occhiata triste di accusa. «Non è ancora venuto a vedere le mie poesie».

«Le sue poesie?».

«Si ricorda? Gliene ho parlato...».

«Sì, mi ricordo. Verrò presto, lo prometto. Il fatto è che ho avuto molto da fare». Un vago ricordo ce l’ha, di lui che gli diceva qualcosa, delle sue enigmatiche parole sulle sue poesie, ma non ha alcuna voglia di far visita al vicino. Prova uno strano moto di rabbia contro quel vecchio che sbandiera la sua solitudine tanto maldestramente sulla porta di servizio. Ma quando la figura azzurra si allontana arrancando, ha l’aria tanto triste e vulnerabile che Adam si sente in colpa. Blom che se ne sta lì, seduto da solo, a mangiare il suo tacchino: è un’immagine da spezzare il cuore.

Adam è stato invitato a trascorrere qualche giorno a Gondwana, da Natale a Capodanno. Aspettava impaziente quel tranquillo idillio privato, via dalla festosità posticcia del paese. Ma il momento, quando arriva, si rivela chiassoso, con fiumi di alcol. Sipho Moloi è lì con la moglie e un’altra coppia, Enoch e Ruth Nandi. Ci sono molte risate e pacche sulle spalle, girano molti cocktail azzurri. Per la prima volta Bimba sembra divertirsi davvero; è diventata loquace e animata, mentre Adam è controllato. Gli viene quasi voglia di tornare in paese.

Quando sta per cominciare l’anno nuovo, i bagordi sono ormai quasi alla fine. Sipho e sua moglie se ne sono andati; sono rimasti soltanto i Nandi. Allo scoccare della mezzanotte Canning chiede ai presenti di sollevare il calice al grande anno che li aspetta e tutti si guardano l’un l’altro con una gravità in cui passa come un filone d’oro una promessa di prosperità futura.



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