Sfida per l'impero. La saga degli invincibili by Andrea Frediani

Sfida per l'impero. La saga degli invincibili by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788854179516
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2015-05-14T22:00:00+00:00


XV

L’armata nemica era in rotta. I guerrieri che avevano affrontato baldanzosi la legione di Popilio Lenate e gli aderenti al partito di Veleda gettavano le armi e si dileguavano nella foresta, nel tentativo di raggiungere il loro villaggio prima di essere tagliati fuori dagli avversari. La battaglia era durata ben poco, e il risultato non era mai stato in discussione: l’attacco scriteriato e privo di coordinamento dei Suebi guidati da Wolfram, il cugino di Veleda, si era infranto contro le linee compatte non solo della legione, ma anche dei Germani organizzati da Ortwin come una falange. Adesso, il solo timore della donna era che il cugino si desse alla macchia, iniziando una guerriglia che, tra le paludi, i boschi e gli acquitrini delle regioni appena a oriente del Reno avrebbe potuto prolungare la guerra civile per anni.

Non era ciò che voleva. Non aveva atteso quasi un quarto di secolo per tornare dal suo popolo da regina portando guerra e sofferenze. Come figlia di Ariovisto, il solo suebo che si fosse dimostrato in grado di unire un popolo da sempre diviso, godeva di una considerazione sufficientemente vasta per poter trasformare un’instabile confederazione in un vero e proprio regno. Suo cugino non aveva autorità su tutti i clan, e molti l’avevano accolta a braccia aperte, quando si era presentata a reclamare ciò che le spettava di diritto. Altri, invece, si erano addirittura rifiutati di incontrarla, solo perché veniva accompagnata da una legione; temendo di perdere l’indipendenza, avevano sostenuto il cugino anche se non ne sopportavano l’egemonia. Era ciò che Veleda aveva paventato, ma l’aveva messo in conto: senza l’aiuto dei Romani, non avrebbe mai avuto le risorse per sconfiggere l’usurpatore. Una volta insediatasi saldamente sul trono, avrebbe fatto capire alla propria gente che era lì per fare gli interessi del suo popolo, e non dell’impero.

Cercò di mantenersi davanti a tutti anche nell’inseguimento al nemico. I suoi futuri sudditi dovevano vedere che non si mettevano nelle mani di una donnicciola rammollita dal lungo contatto con la decadente civiltà romana, ma con una vera guerriera, temprata da anni di guerre e forgiata dalla dura scorza di suo padre. Sulle prime, volle mostrarsi determinata e, dalla sella del suo cavallo, continuò a menare fendenti sui fuggitivi, squarciando schiene e tagliando arti; i suoi aderenti, d’altra parte, stavano sfogando anni di sudditanza al partito avverso e, come in ogni guerra civile, si accanivano contro gli avversari inermi, anche quando quelli alzavano le mani in segno di resa. Ma osservando uno dei suoi guerrieri tagliare a pezzi un cadavere ed esibirne le membra con grida di trionfo, Veleda si rese conto che lasciando i suoi uomini liberi di sfogare il loro odio a lungo represso, si sarebbe esposta a faide per gli anni a venire, e ciò l’avrebbe costretta a instaurare un regime ferreo e basato sul sangue.

Non era per questo che era tornata. Rinfoderò la spada e gridò ai suoi di placare la sete di sangue e di fare prigionieri; voleva che i guerrieri di suo



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