Le mie fiabe africane by Nelson Mandela

Le mie fiabe africane by Nelson Mandela

autore:Nelson Mandela [Mandela, Nelson]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: EPUB9788858816271-118958
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-01-09T23:00:00+00:00


Un vecchio sultano che governava la sua terra da lunghi anni doveva un giorno attraversare a cavallo una foresta. Era una bellissima giornata estiva e su ogni albero cantavano gli uccelli, ma il sultano non li sentiva. I suoi pensieri erano rivolti alla moglie, che era morta qualche mese prima e per la quale era ancora in lutto. Il popolo voleva un’altra sultana, ma nessuna delle dame di corte destava il suo interesse.

Faceva caldo e il sultano aveva sete. Giunto alla capanna di un taglialegna nella foresta, mandò uno dei suoi servitori a bussare per chiedere dell’acqua.

Aprì la porta una bellissima ragazza. Era così bella che il soldato che aveva bussato alla porta non riusciva a credere ai suoi occhi. Lì per lì dimenticò completamente perché avesse bussato.

Impaziente, il sultano lo mandò a chiamare. “Perché te ne stavi lì impalato? Non hanno dell’acqua da darci?”

“Perdonami, mio Signore,” disse il soldato. “Io volevo chiederla, ma la ragazza che ha aperto la porta è così bella che mi ha lasciato senza parole.”

Il sultano andò a vedere di persona e, in effetti, mai prima d’allora aveva visto una creatura tanto incantevole. Bevve dell’acqua, la ringraziò cortesemente e tornò per la sua strada.

Ma non riuscì a dimenticare il volto della ragazza.

Il giorno dopo tornò di nuovo a chiedere dell’acqua, e il terzo giorno pure.

La ragazza cominciò allora ad aver paura, poiché si rendeva conto che il sultano si era innamorato di lei e intendeva farne la sua sultana.

Ora si dirà che qualunque ragazza sarebbe ben felice di diventare una sultana, ma quella semplice figlia di un taglialegna era già innamorata e non voleva nessun altro corteggiatore che non fosse il bel giovane visir cui il suo cuore apparteneva.

Dopo la terza visita il sultano stette via qualche giorno. La ragazza era felice, perché pensava che egli avesse deciso di scegliere un’altra sposa. Ma proprio quando cominciava a rasserenarsi, il sultano comparve un giorno in sella a un cavallo nero come la pece con una gualdrappa rosso sangue e dei campanelli di rame che tintinnavano al trotto del cavallo.

“Amina,” disse, “voglio che tu sia la mia sultana. Vuoi diventare mia moglie?”

Subito lei escogitò un piano per prendere tempo. “Non ho neppure un bel vestito. Per prima cosa dovrai portarmi un vestito d’argento.”

“Bene,” disse il sultano.

Poi lei corse a casa del visir per chiedergli consiglio, ma lui non c’era.

Il giorno dopo, il sultano giunse su un cavallo bianco come la neve con la gualdrappa argentea e i campanelli d’argento che tintinnavano al trotto del cavallo.

“Ecco il vestito,” disse.

Ma Amina guardò appena il vestito d’argento. “No, non basta. Portami prima un vestito d’oro.”

“Bene,” disse il sultano.

Poi lei corse a casa del visir per chiedergli consiglio, ma lui non c’era.

Il giorno dopo, il sultano venne in sella a un cavallo sauro con la gualdrappa dorata e i campanelli d’oro che tintinnavano al trotto del cavallo.

“Ecco il vestito,” disse.

Ma Amina guardò appena il vestito d’oro. “No, non basta. Portami prima un vestito di diamanti.”

Ora il sultano cominciava a diventare impaziente, ma Amina gli sorrise in un modo così incantevole che lui promise di fare ciò gli chiedeva.



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