Le opere che hanno cambiato il mondo by Karl Marx

Le opere che hanno cambiato il mondo by Karl Marx

autore:Karl Marx [Marx, Karl]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Politica, Saggistica, Scienze sociali, Storia
ISBN: 9788854155268
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2013-07-11T00:00:00+00:00


IV.

A metà ottobre 1849 tornò a riunirsi l’Assemblea nazionale. Il 1° novembre Bonaparte la sorprese con un messaggio in cui annunciava il licenziamento del ministero Barrot Falloux e la formazione di un nuovo ministero. Mai servitori furono messi alla porta con meno cerimonie di quello che Bonaparte fece coi suoi ministri. I calci destinati all’Assemblea nazionale li ricevettero per il momento Barrot e compagni.

Il ministero Barrot, come abbiamo visto, era composto di legittimisti e di orleanisti; era un ministero del partito dell’ordine. Bonaparte ne aveva avuto bisogno per sciogliere la Costituente repubblicana, intraprendere la spedizione contro Roma e spezzare il partito democratico. Egli si era apparentemente eclissato dietro questo ministero, aveva affidato il potere governativo al partito dell’ordine e rivestito la maschera modesta che portavano sotto Luigi Filippo i gerenti responsabili dei giornali, – la maschera dell’uomo di paglia. Ora egli si liberava di un travestimento che non era più il velo leggero dietro al quale egli potesse nascondere il suo viso, ma una maschera di ferro che gli impediva di mostrare la sua vera fisionomia. Aveva insediato al potere il ministero Barrot per disciogliere, in nome del partito dell’ordine, l’Assemblea nazionale repubblicana; lo licenziava per dimostrare che il suo proprio nome non era dipendente dall’Assemblea nazionale del partito dell’ordine.

I pretesti plausibili per questo licenziamento non mancavano. Il ministero Barrot aveva trascurato persino le convenienze che avrebbero dovuto far apparire il presidente della repubblica come un potere accanto all’Assemblea nazionale. Durante le vacanze dell’Assemblea, Bonaparte aveva pubblicato una lettera a Edgar Ney, in cui sembrava disapprovasse la condotta illiberale del papa, allo stesso modo che, in contrasto con la Costituente, aveva pubblicato una lettera in cui felicitava Oudinot per il suo attacco alla repubblica romana. Quando l’Assemblea nazionale aveva votato i crediti per la spedizione romana, Victor Hugo, per sedicente liberalismo, aveva messo quella lettera in discussione. Il partito dell’ordine aveva soffocato, con interruzioni incredibilmente sprezzanti, la trovata consistente nell’attribuire alle uscite di Bonaparte un qualsiasi valore politico. Nessuno dei ministri aveva rilevato il guanto gettato a Bonaparte. In un’altra occasione Barrot, con la sua enfasi ben conosciuta, aveva lasciato cadere dalla tribuna parole di sdegno a proposito degli «abominevoli intrighi» che, secondo lui, si tramavano, negli ambienti che circondavano più da vicino il presidente. Infine il ministero, mentre otteneva dall’Assemblea nazionale una pensione per la duchessa d’Orléans, respingeva ogni proposta di aumento della lista civile del presidente. E in Bonaparte il pretendente imperiale si confondeva così intimamente col cavaliere d’industria in rovina, che la sua grande idea, di essere chiamato a restaurare l’Impero, era sempre integrata dall’altra, che il popolo francese fosse chiamato a pagare i suoi debiti.

Il ministero Barrot Falloux fu il primo e l’ultimo ministero parlamentare formato da Bonaparte. Il suo licenziamento costituisce quindi una svolta decisiva. Con esso il partito dell’ordine perdette, per non riconquistarlo mai più, il controllo sul potere esecutivo, posizione indispensabile per la difesa del regime parlamentare. Si capisce senz’altro che in un paese come la Francia, in cui il potere esecutivo ha



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