L'invenzione del popolo ebraico (2011) by Shlomo Sand

L'invenzione del popolo ebraico (2011) by Shlomo Sand

autore:Shlomo Sand [Sand, Shlomo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2014-08-01T22:00:00+00:00


Ricordare e dimenticare il popolino

Nel decimo secolo dell’era volgare Sa‘adyah Ga’on così commentava il vaticinio del profeta di Babilonia secondo cui «[al suo ritorno] se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza» (Daniele 11,30): «Costoro sono gli Ismaeliti che si trovano a Gerusalemme; in seguito profaneranno il tempio fortificato». Il celebre dotto ebreo, traduttore della Bibbia in arabo, proseguiva nella propria esegesi dei passi profetici: «“E proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi” (Daniele 11,36): parole ingiuriose contro il Signore dell’eternità fino a quando si placherà la sua collera per Israele e il Creatore, placato, distruggerà i nemici d’Israele». Aggiungeva ancora: «“Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno” (Daniele 12,2): questa è la resurrezione dei morti d’Israele, destinati alla vita eterna. E coloro che non si risveglieranno, sono coloro che hanno abbandonato il Signore e che sono scesi al livello più basso della Gehenna e sono vergogna per ogni carne». Infine concludeva: «“Si uniranno per via di matrimoni” (Daniele 2,43): perché si mescolerà con loro [i musulmani, N.d.A.] il seme d’Israele e i suoi abitanti e anche con i persiani e i maghi, gli scomunicati e alcuni eretici; e non si fonderanno uno con l’altro come non si fondono mai il ferro e l’argilla per formare una cosa sola».

Questi estratti dall’opera di Sa‘adyah Ga’on, che lasciano trasparire il suo profondo sconforto di fronte all’islamizzazione, furono presentati e commentati in un affascinante saggio del 1967 dallo storico Avraham Polak, fondatore del dipartimento di Storia del Medio Oriente all’Università di Tel Aviv.126 Subito dopo la conquista della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, questo originale studioso sentì che quello della popolazione sottomessa sarebbe stato in futuro un problema di difficile soluzione per lo Stato d’Israele e decise dunque di affrontare, seppur con cautela, la complessa questione dell’«origine degli arabi in Palestina». Polak, fedele sionista, era anche un coraggioso studioso di cultura islamica che non amava illegittime rimozioni della memoria, come si vedrà nel capitolo seguente. Dal momento che nessuno era disposto a occuparsi di «coloro che avevano abbandonato la santa alleanza», quegli «Ismaeliti di Gerusalemme» o quei «nemici di Israele» che «avevano abbandonato il Signore», fu lui ad assumersi questo pressoché disperato compito.

Nel suo fondamentale saggio non sostenne che tutti i palestinesi fossero discendenti diretti o esclusivi degli ebrei. In quanto storico ragionevole sapeva perfettamente che nel corso di migliaia o anche solo centinaia di anni quasi tutta la popolazione del mondo, in particolare in territori di confine come la zona tra il Giordano e il mare, si era inevitabilmente mescolata con i propri vicini, i propri conquistatori e i propri conquistati. Nelle diverse fasi della storia erano giunti in quest’area greci, persiani, arabi, egiziani e crociati, che sempre si erano integrati e assimilati ai locali. Polak sosteneva che la probabilità che gli ebrei si fossero convertiti all’Islam fosse molto alta e che questo significasse che dall’antichità fino ai giorni nostri si fosse mantenuta la continuità demografica della popolazione rurale, fattore che lo rendeva un più che legittimo tema di indagine scientifica.



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