L'Ultimo elfo by Silvana de Mari

L'Ultimo elfo by Silvana de Mari

autore:Silvana de Mari
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: ebook gratuito - vietata la vendita
editore: Salani
pubblicato: 2007-12-06T22:32:00+00:00


Capitolo otto

Il problema era come.

Il draghetto dormiva felice acciambellato dentro due giri della sua coda, come un uccellino nel nido. Fuori il vento ululava e, per la verità, ululava anche dentro la grotta perché gli squeek di Erbrow neonato avevano abbattuto, l’una dopo l’altra, tutte le finestre di ambra e Yorsh non aveva idea di come ripararle. Ululava comunque meno dentro che fuori e in più il vapore del vulcano riscaldava ulteriormente l’ambiente. La temperatura era ben lontana dalla perfezione, ma, tutto sommato, restava compatibile con la sopravvivenza di un elfo seminudo.

Appollaiato su una stalattite come un gufo su un ramo, Yorsh cercava di fare il punto della situazione.

Come trovare dei vestiti? Non poteva andare in giro mezzo nudo. L’inverno era alle porte. La neve che per ora era comparsa solo sulle cime più alte avrebbe da un momento all’altro sommerso il mondo. Inoltre gli umani non amavano gli elfi. Quelli mezzi nudi, verosimilmente, li avrebbero amati ancora meno e oltretutto li avrebbero riconosciuti ancora più rapidamente. Un cappuccio gli avrebbe nascosto il colore dei capelli e le orecchie a punta, lo avrebbe preservato dal raffreddore e gli avrebbe riparato la testa nel non inverosimile caso che lo prendessero a sassate.

Come insegnare a leggere e a scrivere al draghetto? Cercò di ricordarsi come la nonna aveva insegnato a lui, ma la memoria non andava così lontano da rammentare il periodo in cui la lettura gli era ignota. Ma c’era stato davvero? O uno viene al mondo che già sa leggere? Probabilmente no. Uno viene al mondo che non sa fare niente. Poi impara a parlare e, solo dopo che ha imparato a parlare, impara a leggere.

Sì, decisamente la sequenza doveva essere questa. Prima parlare, poi leggere. Monser e Sajra infatti non sapevano leggere, però almeno parlavano. Era, il loro, un eloquio un po’ rozzo, per sorvolare sull’irrazionalità del pensiero che li animava, però indubbiamente intelligibile.

Come affrontare il mondo degli umani, senza finire lapidato a morte e/o scorticato e/o impiccato e/o bruciato vivo o anche ammazzato prima in qualsiasi delle suddette maniere e bruciato poi da defunto? Per questo la risposta era facile: doveva trovare Sajra e Monser. Loro lo avrebbero accolto, aiutato, protetto e consigliato. Quindi il problema si spostava allo stadio successivo: come trovare Monser e Sajra? Poteva chiedere. Erano anni e anni che non parlava a nessuno che non fosse un drago.

Doveva allenarsi a chiedere; prepararsi il discorso.

Scusate, eccellenza... o imbecille? Quale era già delle due la formula di cortesia?

Continuava a confondersi.

No, da capo, il discorso doveva prepararselo in maniera impeccabile. In caso di sbaglio sarebbe finita a sassate, che non sono mai un’ipotesi augurabile.

Scusate, nobile signore (signora), sapete dove vivono due tizi che si chiamano Sajra e Monser e sono due umani?

La parte sugli umani meglio toglierla. Altrimenti, all’interlocutore, il dubbio sulla sua possibile non appartenenza all’umanità gli sarebbe venuto e sarebbe comunque finita a sassate.

Scusate, nobile signore (signora), sapete dove vivono una donna chiamata Sajra e un uomo di nome Monser?

Poteva andare. Con molta fortuna e qualche anno a disposizione, forse anche qualche decennio, prima o poi li avrebbe ritrovati.



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