L'ultimo orco by Silvana de Mari

L'ultimo orco by Silvana de Mari

autore:Silvana de Mari [de Mari, Silvana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, Fantasy & Magic
ISBN: 9788867158744
Google: RGCwCAAAQBAJ
editore: Salani
pubblicato: 2014-06-17T22:00:00+00:00


Capitolo ventidue

Da qualche parte tra il margine occidentale delle risaie e la collina, il Capitano Rankstrail aveva smesso di essere un segugio alle calcagna di una preda ed era tornato a essere un guerriero che andava a liberare la sua gente e la sua terra.

L’inseguimento era terminato ed era cominciata la battaglia. L’Elfo non fu più un prigioniero da catturare per ordine del Giudice Amministratore, ma l’unico comandante che fosse mai stato disposto a seguire.

Rankstrail ebbe l’impressione di essere se stesso e insieme essere Yorsh che cavalcava nel vento davanti a lui e ne sentì la fiducia e la calma, non meno forti della propria disperazione e della propria rabbia. Sentì sul viso lo stesso vento che investiva Yorsh e gli altri cavalieri. Era come se tutti fossero diventati un uomo solo.

Per la prima volta da quando aveva il discutibile onore di esserne il proprietario, Rankstrail sentì il suo ronzino correre nel vento e come il vento. Nemmeno correre sull’acqua e sul fango lo aveva ostacolato. Rankstrail si rese conto che il suo cavallo stava quasi volando. Gli altri potevano avere dei dubbi, ma lui Zecca lo conosceva, sapeva che neanche davanti a un branco di lupi affamati avrebbe potuto correre in quel modo.

Era sulla magia del giovane Elfo che gli zoccoli dei loro cavali correvano.

Quando i fuochi accesi dalla preda, diventata condottiero, avevano dato luce sufficiente per spostarsi sui terrapieni, Rankstrail aveva capito perché tutti avevano sempre odiato gli Elfi: era un miscuglio di invidia e paura, dove ognuno dei due elementi bastava da solo a dare la morte, ma in più si accrescevano l’un l’altro.

Rankstrail capì il perché dell’odio per cui gli Elfi erano stati sterminati.

Ma non capiva come fossero riusciti a massacrarli, gli Elfi: se somigliavano anche solo vagamente a quello che cavalcava davanti a lui, avrebbero dovuto essere invincibili.

Poi Rankstrail si dimenticò di tutto, salvo che delle zampe del suo cavallo che rincorrevano il loro riflesso all’unisono con le zampe del magnifico destriero del giovane Elfo. Il suo ronzino volava nel vento, superò le palizzate degli Orchi con una forza pari al coraggio e al valore che lui stesso sentiva nella sua anima, e così cominciò la liberazione di Varil.

Il giovane Elfo aveva aperto la strada affrontando la prima batteria di Orchi e abbattendone il capo, ma poi, improvvisamente, gli aveva ceduto il comando, rallentando leggermente, lasciando così a lui, Rankstrail, il compito e l’onore di essere il Liberatore. In quel momento Rankstrail giurò che l’altro sarebbe stato il suo capo, che per lui e solo per lui sarebbero stati la sua stessa vita e la sua spada, sempre che fosse mai riuscito ad averne una degna di questo nome.

Capitolo ventitré

opo che la fanciulla in veste da sposa gli aveva restituito la spada, Yorsh era rimasto accucciato nel fango, cercando apparentemente invano di D riprendere fiato. Aveva la vista annebbiata. Vide come in sogno il gruppo di Orchi che li circondò. Rankstrail non fece in tempo ad affrontarli, quando una freccia colpì il più vicino: la



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