Maonomics by Loretta Napoleoni

Maonomics by Loretta Napoleoni

autore:Loretta Napoleoni [Napoleoni, Loretta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook creato da amenista per il forum ipmart
editore: RCS Libri S.p.A., Milano
pubblicato: 2012-05-03T21:00:00+00:00


La guerra contro il terrorismo

Dopo l'11 settembre l'amministrazione Bush lancia la guerra contro il terrorismo, assegnando a Osama bin Laden e ai suoi seguaci lo status di combattenti irregolari, gesto senza precedenti da parte di uno Stato e che ha conseguenze istituzionali importanti. Fino al crollo delle Torri Gemelle spettava alla magistratura occuparsi dei terroristi: la polizia li acciuffava e i tribunali li giudicavano; un trattamento del tutto simile a quello riservato ai delinquenti comuni. La natura criminale, infatti, ha sempre rappresentato il nucleo centrale del concetto di terrorismo, un'interpretazione accettata universalmente. Ciò non significa che questo costituisca un pericolo unitario e ben definito per lo Stato moderno.

Al contrario la sua finalità «politica», diretta in genere contro l'intero sistema, pone lo Stato di fronte a un dilemma difficile da sciogliere: in che modo gestire l'attacco?

È una minaccia contro la sicurezza nazionale, come lo ha considerato Bush? Oppure è un reato, seppure sui generis, come hanno ritenuto gli Stati europei durante la seconda metà del Ventesimo secolo?

La soluzione del problema ce la fornisce un professore britannico di filosofia politica, Paul Gilbert: il terrorismo è un crimine con finalità belliche.3 È una definizione semplice ma utile, che può essere applicata a ogni forma di violenza politica, incluso il terrorismo transnazionale di al Qaeda.

Ed è infatti quella che tutti i Paesi hanno applicato fino alla tragedia dell'11 settembre. America compresa: Ramzi Yousef, l'esecutore del primo attentato al World Trade Center nel 1993, sta scontando l'ergastolo in una prigione di massima sicurezza statunitense.4 Criminali con intenzioni belliche per Pechino sono anche i gruppi di uiguri, le popolazioni musulmane cinesi, che hanno fomentato gli scontri a fuoco del 2009.

Torniamo al post-11 settembre. Bush lancia la guerra contro il terrorismo e da un giorno all'altro Osama bin Laden diventa il nemico numero uno degli Stati Uniti, un avversario tanto potente da richiedere due conflitti, uno in Iraq e uno in Afghanistan, per essere annientato. Oggi sappiamo che al Qaeda non aveva i muscoli per rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale americana, sappiamo anche che dietro questa decisione c'era la volontà dell'amministrazione Bush di rilanciare gli Usa quale potenza egemonica in aree strategiche del pianeta, tra le quali l'Iraq. Nella mente dei neoconservatori questo avrebbe risolto le difficoltà di Washington nel gestire un mondo non più suddiviso nelle «comode» sfere di influenza della Guerra fredda.

L'11 settembre diventa così il casus belli per ricreare un assetto mondiale che appartiene al passato, un obiettivo irraggiungibile.

La macchina propagandistica dei neoconservatori è però talmente ben oliata che tutti, ma proprio tutti, cadono nel tranello. Persino i musulmani, che come moltissimi altri abitanti del pianeta non avevano mai sentito parlare di Osama bin Laden, si convincono che possiede la forza per minacciare il Paese più potente al mondo.

Le conseguenze di quest'azione propagandistica sono drammatiche su ogni fronte, da quello economico a quello politico. Per facilitare la vendita dei buoni del Tesoro americano sui mercati internazionali Bush abbatte i tassi d'interesse, che scendono dal 6 per cento alla vigilia dell'11 settembre, all'1,2 per



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