Mercanti avventurieri by Attilio Brilli
autore:Attilio Brilli [Brilli, Attilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Critica letteraria, Intersezioni
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2013-12-14T21:00:00+00:00
La guerra commerciale dell’Oriente e i monopoli delle spezie
Alla metà del Cinquecento, la ricerca del passaggio a nord-est, con il quale si pensa di mettere in comunicazione i paesi europei con quelli dell’Estremo Oriente attraverso i mari artici, acquista un’importanza strategica non inferiore a quella del mitico passaggio a nord-ovest. Non si tratta soltanto di disegnare nuove rotte per la circumnavigazione del globo, bensì di prefigurare, nell’illusione che i mari artici risultino navigabili per parte dell’anno, la conquista commerciale dei paesi sull’orlo estremo del continente asiatico. Nel 1563 il primo viaggio alla ricerca dell’ipotetico passaggio a nord-est viene organizzato da Sebastiano Caboto convinto che, per battere la concorrenza ispanica e portoghese, «bisognava mettersi in mare alla volta di mete sconosciute»[74]. Figurano fra i sottoscrittori dell’impresa personaggi della élite politica britannica, come William Cecil e i conti di Arundel, di Pembroke e di Bedford, mentre il comando della spedizione viene affidato all’ammiraglio Hugh Willoughby. Doppiato capo Nord, questi s’inoltra nei mari che lambiscono la terra dei Lapponi. Nel tentativo di svernare con la nave intrappolata dai ghiacci, l’ammiraglio muore per congelamento insieme all’intero equipaggio. Il vice ammiraglio Richard Chancellor, al comando dell’altro vascello della spedizione, abbandona l’impresa e, presa terra nel continente russo, penetra all’interno e instaura i primi contatti commerciali con l’impero di Ivan il Terribile.
Malgrado i reiterati fallimenti, su richiesta dei mercanti della Moscovie Company, Richard Hakluyt redige nel 1580 il libello intitolato Instructions for the North-East Passage nel quale si invitano i navigli di Arthur Pet e di Charles Jackman, sul punto di recarsi in avanscoperta nell’oceano Artico, a individuare terre più temperate, a sud di quelle artiche, nelle quali aprire porti e impiantare fortini a supporto di una costituenda rete commerciale con i paesi orientali. In prospettiva, la finalità perseguita dagli inglesi è quella di attrarre nella loro orbita la marineria commerciale cinese, «la flotta di Cambalu»[75], approdare nei suoi porti e stabilire contatti con la Cina e il Giappone. In questa maniera l’Inghilterra avrebbe tentato di mettere in atto a settentrione la medesima politica di espansione commerciale che il Portogallo aveva realizzato a mezzogiorno mediante la rotta per l’India e l’arcipelago indonesiano, dove aveva imposto il rigido monopolio commerciale delle spezie. L’immenso continente asiatico sarebbe rimasto stretto in una tenaglia mercantile i cui bracci sarebbero stati controllati a nord dall’Inghilterra e a sud dalle potenze ibero-portoghesi. Scorrendo le istruzioni di Hakluyt, ci si rende conto per altro di come la politica commerciale inglese fosse protesa, a differenza di quella di altre nazioni europee, a precostituire degli sbocchi per le manifatture britanniche, così che le «pratiche» di mercatura si articolavano sul doppio registro delle merci lavorate da esportare, da un lato, e dall’altro delle materie coloranti, delle stoffe, delle spezie, delle pietre preziose da importare.
Con non minore solerzia l’Inghilterra persegue l’opera della diretta espansione commerciale nel sud-est asiatico, muovendosi in maniera conflittuale con altre potenze europee, prima con il Portogallo e quindi con l’Olanda. A tal fine, nel 1600 la neonata East India Company richiede a Hakluyt
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