Minecraft. Lo scontro by Tracey Baptiste

Minecraft. Lo scontro by Tracey Baptiste

autore:Tracey Baptiste [Baptiste, Tracey]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852089176
editore: Mondadori
pubblicato: 2018-08-31T16:00:00+00:00


CAPITOLO 15

«Fa’ qualcosa!» dissi di nuovo. Spinsi Lonnie sulla sedia e guardai Esme, che aveva ancora un piede sul primo gradino della scala e due mani piantate sui corrimani, e poi Anton, che ora giaceva prono e osservava quella che sembrava una piccola crepa tra il pavimento e il muro.

«È un falso muro» disse.

«E...?» chiesi.

Esme non aveva ancora cambiato posizione, ma aveva tirato fuori arco e frecce, puntandoli verso la porta e l’oscurità crescente.

«Dunque?» chiesi di nuovo.

«Aspetta» disse Anton, impaziente.

Esme si allontanò dalla scala e si posizionò di fianco alla libreria, con la freccia ancora puntata verso la porta.

«Forse dovremmo usare la scala» suggerii. «È l’unica via d’uscita da questa stanza.»

«E io ti dico che non lo è» ripeté Anton. «Ma se aggiungi ancora un’altra parola, non ti dirò qual è la via d’uscita e potrai affrontarli tutti da sola.»

L’orda di zombi incombeva, gemente. Alcuni erano riusciti ad aggirare i crateri, ma la maggior parte cadeva nelle buche che avevo provocato nella parte anteriore e in quella laterale della casa. Ma continuavano ad arrivarne e caderne tanti altri che presto le buche si sarebbero riempite; immaginai il resto degli zombi entrare dalla porta calpestando le schiene e le teste dei loro compagni non-morti.

«Avete mai visto qualcosa del genere?» chiese Esme. «Mai successo?»

«No» risposi. «Che cosa facciamo?»

«Aspettate» disse Anton.

«Sono quasi qui» ribattei.

«Solo un minuto» disse Anton con voce più acuta.

«Siamo fritti» esclamai.

Con la coda dell’occhio vidi Esme arretrare di poco e inginocchiarsi. Il suo arco era ancora puntato fuori dalla stanza, ma ora sembrava puntare a qualcosa di molto più alto… o più in alto. “Gli zombi non dovrebbero essere piccoli?” mi chiesi. “E che cos’è quel ronzio?”

«Anton?» chiesi.

«Che c’è?» sbottò.

Un’esplosione scosse la parte esterna della casa e fece saltare in aria la porta. Scivolò sul pavimento, verso di noi, e si fermò a pochi centimetri dai piedi di Lonnie, frapponendosi tra noi due.

Gli zombi irruppero nella stanza. Saltai oltre la porta e afferrai Lonnie, ma invece di seguirmi ciecamente come aveva fatto prima, tirò via la mano e schizzò verso la porta aperta, quasi intasata dalla creature verdi.

Venne travolto velocemente e circondarono anche me. Assestai qualche colpo con una spada di diamante, ma erano troppi.

«Trovato!» disse Anton. Lo vidi guardare in alto e poi guardarsi intorno, e il sorriso sul suo volto si mutò in paura prima e frustrazione poi. «C’ero quasi» disse, triste.

«Dove?» chiesi. «Magari funziona ancora» dissi.

Esme scagliò le sue frecce contro l’orda. Ci volevano diversi colpi per abbattere gli zombi, e ne arrivavano a frotte. Continuai a colpire con la spada mentre spingevo Lonnie indietro, lontano dal pericolo. Mi voltai per vedere dove fossero Anton ed Esme, ma uno zombi mi colpì, mandandomi a gambe all’aria. Il mio corpo era rigido mentre cadevo sul pavimento, e non sapevo se avrei avuto l’energia per sfuggire al non-morto che si avvicinava, ma poi qualcuno mi trascinò via. Con una velocità sorprendente, venni trascinata indietro verso il muro dove Anton stava lavorando poco prima, e poi in qualche modo dall’altra parte.



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