Nevernight. Mai dimenticare by Jay Kristoff

Nevernight. Mai dimenticare by Jay Kristoff

autore:Jay Kristoff
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Fiction, Fantasy, General
ISBN: 9788852096648
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-09-02T22:00:00+00:00


Il sonno era giunto lentamente e Mia si destò prima delle campane del risveglio, fissando le pareti. Decisa a far tornare la forza nel braccio con cui usava la spada, si esercitò: flessioni ai piedi del letto, poi contro la porta. Dopo qualche minuto, il suo gomito urlava di dolore, ma continuò a sforzarsi finché non le sgorgarono le lacrime dagli occhi. Alla fine crollò sul pavimento e giacque lì a riprendere fiato, inveendo sottovoce contro quel bastardo di Solis.

Uscendo dalla sua camera da letto, si diresse verso il bagno pubblico. Passando accanto alla stanza di un accolito, udì uno schianto e il tintinnio di vetri rotti all’interno. Si fermò fuori dalla porta; da dentro risuonarono molti altri tonfi e schianti.

«… quelli che ficcano il naso nelle faccende altrui tendono a perderlo…»

«Chiamami curiosa.»

«… lo sai cos’ha fatto la curiosità al gatto…»

Mia si sporse più vicino e appoggiò l’orecchio contro il legno.

La porta si spalancò e Mia balzò all’indietro stupefatta. Lì nella penombra vide Zitto. Occhi arrossati, carnagione pallida. Quel volto bellissimo striato di lacrime. Era a torso nudo, sudato per lo sforzo. La stanza alle sue spalle era nel caos, cassetti rovesciati e scagliati contro il muro, lenzuola rovinate. Mia lo squadrò. Snello e muscoloso. Petto glabro. A parte alcuni lividi ai polsi, il suo corpo non mostrava nessun segno della tortura inflittagli da Marielle e Adonai.

Il ragazzo la fissò. Aveva le labbra tirate in una linea e la rabbia negli occhi.

«Scusami, Zitto» disse Mia. «Ho udito dei rumori.»

Zitto rimase in silenzio. Immobile.

«Va tutto bene?»

Nessuna risposta: solo uno sguardo freddo e macchiato di lacrime. Ricordò la sua immagine della sera prima, la testa gettata all’indietro e le labbra arricciate a mostrare gengive senza denti. Era quello il motivo per cui non parlava mai? Come li aveva persi? Poteva esserseli strappati da solo come tributo per ottenere l’ingresso alla Chiesa?

Rimasero lì entrambi, nessuno dei due intenzionato a muoversi. Il silenzio risuonava più fragoroso delle campane dell’illuminotte per Godsgrave.

«Mi dispiace» azzardò Mia. «Per quello che ti hanno fatto. È stato crudele.»

Il ragazzo inclinò lievemente la testa e si strinse appena nelle spalle.

«Se mai volessi parlarne…»

Zitto le rivolse un sorrisetto privo di allegria.

«Voglio dire…» Mia mosse un po’ le mani. «Scriverlo. Se vuoi, sono qui.»

Il ragazzo la fissò negli occhi. Poi, indietreggiando con un guizzo del polso ammaccato, sbatté la porta in faccia a Mia. Lei si spostò con un sobbalzo, evitando per poco di rompersi di nuovo il naso. Si infilò i pollici alla cintura e fece spallucce.

«… be’, è andata a meraviglia…»

«Non puoi biasimare una ragazza per averci provato» disse lei, avviandosi lungo il corridoio.

«… è una specie di stratagemma…?»

«Che c’è? È così bizzarro che me ne freghi qualcosa?»

«… non bizzarro, semplicemente inutile…»

«Ascolta, solo perché non ho nulla da guadagnarci, non significa che non dovrebbe importarmi. L’hanno torturato, Messer Cortese. Anche se non gli è rimasta nemmeno una cicatrice, non significa che non abbia lasciato il segno. Ed è come ha detto Naev. Dovrei badare alle cose che sono importanti qui.»

«…



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