Omaggio alla Catalogna by George Orwell

Omaggio alla Catalogna by George Orwell

autore:George Orwell
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Letteratura Inglese, Reportage
editore: Mondadori
pubblicato: 2014-01-10T23:00:00+00:00


10

Il 3 maggio, verso mezzogiorno, un amico, attraversando il vestibolo dell'albergo disse con aria indifferente: «Sembra che ci siano delle novità alla Centrale telefonica.» Non so perché, ma per il momento non vi badai. Quel pomeriggio, fra le tre e le quattro, ero a metà della Rambla quando udii parecchie fucilate alle mie spalle. Mi voltai e vidi alcuni giovani, fucile tra le mani e il fazzoletto rosso e nero degli anarchici intorno al collo, distribuirsi allo sbocco di una strada secondaria che si dipartiva dalla Rambla verso nord. Scambiavano evidentemente fucilate con qualcuno chiuso in un'alta torre ottagonale (una chiesa, mi parve) che dominava la strada secondaria. Mi dissi subito: «È cominciata!» Ma lo pensai senza alcuna sorpresa particolare, ché da molto tempo tutti s'aspettavano che «cominciasse». Mi resi conto di dover tornare subito in albergo a vedere se a mia moglie non fosse accaduto nulla di spiacevole. Ma il gruppo di anarchici all'imboccatura della strada laterale faceva segno alla gente di ritrarsi, urlando che non attraversasse la linea del fuoco. Risuonarono altre fucilate. Le pallottole sparate dalla torre volavano attraverso la strada e una turba di gente colta dal panico si mise a correre per la Rambla, fuggendo dalla sparatoria. Per tutta la lunghezza della via si sentivano i tonfi regolari delle saracinesche metalliche che i negozianti andavano calando davanti alle loro vetrine. Vidi due ufficiali dell'Armata popolare ritirarsi cautamente da un albero all'altro, la destra sulla pistola appesa alla cintura. Di fronte a me la folla s'addensava entro la stazione della ferrovia sotterranea, a metà della Rambla. Decisi di non imitare quella gente: ciò avrebbe potuto significare restare in trappola là dentro per ore e ore. In quell'istante un medico americano, ch'era stato con noi al fronte, mi si parò dinanzi e mi afferrò per un braccio. Era agitatissimo.

«Su, dobbiamo andare all'Hotel Falcon!» (Era una specie di pensione riservata al P.O.U.M. e usata soprattutto da miliziani in licenza.) «Quelli del P.O.U.M. vi si riuniranno certamente. Son cominciati i guai. Dobbiamo restare uniti.» «Ma che diavolo sta succedendo?» domandai. Il medico mi stava tirando via per il braccio. Era troppo emozionato per dare una risposta chiara. Si trovava, a quanto potei capire, in Plaza de Cataluña, quando parecchi camion gremiti di guardie civili armate erano giunti davanti alla Centrale dei telefoni, che impiegava in massima parte elementi della C.N.T., e avevano attaccato bruscamente la sede telefonica. Erano sopraggiunti allora degli anarchici e c'era stato un momento di panico generale. Ne dedussi che le «novità» cui aveva accennato quella mattina in albergo il mio amico erano state le conseguenze d'una richiesta da parte del Governo di cedere la Centrale telefonica; richiesta che naturalmente era stata respinta. Mentre ci avviavamo giù per la strada, passò un camion proveniente a tutta velocità dalla direzione opposta. Era pieno di anarchici armati di fucile. Sul davanti un giovanotto lacero e scarmigliato era disteso bocconi su un mucchio di materassi, dietro una mitragliatrice leggera. Quando arrivammo all'Hotel Falcon, in fondo alla Rambla, una folla



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