Ore giapponesi by Fosco Maraini

Ore giapponesi by Fosco Maraini

autore:Fosco Maraini
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788879722070
editore: Corbaccio
pubblicato: 1956-12-31T16:00:00+00:00


Hotaru koi, hotaru koi / Lucciola vieni, lucciola vieni

Chichana chochin motte koè! / E porta la tua piccola lanterna!178

La sera Miki raccontava poi le favole; quella di Momotaro, il bimbo paffutello e fortissimo nato da una pèsca, allevato da due vecchi di campagna, che finisce per conquistare i diavoli di Oni-ga-shima tornandosene a casa carico di tesori sopra un carretto tirato da un cane, da un fagiano, e spinto da una scimmia; quella di Shita-kiri-suzume, il povero passerotto dalla lingua tagliata; quella di Issun-boshi, l'eroe alto un pollice che riesce a salvare una principessa assalita dai diavoli sfruttando la propria piccolezza per molestare i giganti, tanto che questi fuggono, non senza lasciare per terra lo Uchide-no-kozuchi, il «martello che esaudisce tutti i desideri», per mezzo di cui può diventare un uomo vero e grande, sposandosi poi, naturalmente, la bella figlia del re. Oppure c'erano le favole dei Kappa, strani, mostruosi esseri a volte burloni, a volte cattivi e pericolosi, che vivono nei fiumi; pare abbiano un carapace da tartaruga sulla schiena ed i piedi come le ranocchie, sul loro capo sta un ricettacolo il quale quand'è pieno d'acqua li rende temibilissimi, mentre svuotandosi li rende pusillanimi e debolucci. Da qui alle storie dei tassi (tanuki) e delle volpi (kitsune), nelle innumerevoli loro stregonerie, il cammino era breve. Poi, via i diavoli (tengu), gli spiriti (o-bake, onorevoli spettri) ed i gatti, si tornava agli esseri umani. Fra i quali famosissimo il gran giudice Ooka-sama con la saggia furbizia delle sue memorabili sentenze179.

La «sorellina» Miki sapeva un certo numero spropositato di queste cose. Spesso la sua presenza ci era inoltre preziosa; era lei infatti che ci insegnava come comportarci nel labirinto delle regole d'etichetta giapponese, la cui ignoranza non danneggia gli stranieri, che si presume ne siano all'oscuro, ma la cui osservanza spesso, appunto per questo, riesce gradita in modo speciale. V'era tutto ciò che riguarda i doni, per esempio. Le occasioni in cui bisogna fare dei regali sembrano, in Giappone, non aver mai fine: non solo è d'obbligo la prima volta che si visita qualcuno, ma regali vanno portati o mandati in occasione di nascite, matrimoni, morti, arrivi, partenze, esami, promozioni, pubblicazioni, successi, guarigioni e via dicendo, oltre a quelli normali di capo d'anno e di certe altre ricorrenze del calendario. La scelta poi va fatta con cura estrema per ottenere il massimo d'effetto senza sbilanciarsi pericolosamente nella spesa, non solo, ma ponendo bene attenzione a non cadere in errori diciamo di simbologia, quale sarebbe – cito un caso estremo – offrire una pittura con cavalli e cervi, poiché gli uni sono ba, gli altri sono ka e la loro somma, baka, significa cretino! Né bisogna mai lasciarsi tentare dai meravigliosi fiori artificiali che si vedono esposti in certi negozietti, servono infatti soltanto pei funerali. Le mance poi vanno sempre involtate entro un foglio di carta o, meglio ancora, poste entro le apposite buste (shugi-bukuro) che portano fuori un filo secco di awabi (mollusco marino molto pregiato) avvolto in carta rossa e bianca.



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