Pensare per immagini by Matteo Ficara

Pensare per immagini by Matteo Ficara

autore:Matteo Ficara [Ficara, Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Aesthetics, Science, Philosophy & Social Aspects
ISBN: 9788861594180
Google: VCVMbwAACAAJ
editore: L'Età dell'Acquario
pubblicato: 2010-10-15T17:17:16+00:00


Parte Teorica

Immaginazione, verità e possibilità

Potrei dire che fu una domanda a scatenare la crisi. La crisi in senso filosofico, ovvero quel «criticare» che significa «mettere in giudizio», riflettere ancora su una cosa che si è data per scontata fino a quel momento o – usando una parola che ormai conosciamo – usare rispetto verso le proprie idee.

La domanda fu: «Ma, quando parlo di “anima” e chi mi ascolta fa sì con la testa, come se avesse capito, siamo certi di parlare della stessa cosa?». E, soprattutto: quando parlo di «anima», cosa intendo?

Fu per me un’operazione di grande responsabilità: in quegli anni, soprattutto dopo il primo libro sulle Stanze, mi trovai a fare molti incontri, seminari, presentazioni e corsi. Sempre più notavo che le persone ascoltavano quello che dicevo e… prendevano appunti.

La cosa mi divertì, ma mi lasciò anche con un profondo senso di responsabilità: dovevo farmi ancora più certo e sicuro di quello che dicevo, dovevo verificare il mio stesso pensiero, non mi potevo permettere di usare idee e concetti su cui non avevo chiarezza e sui quali non avessi abbattuto il mio più forte giudizio critico, per vedere se – quel mio pensiero – ne usciva galleggiante come un’arca in un diluvio universale.

Fu così che iniziai un lavoro interiore, di revisione dei concetti, delle parole, dei pensieri e delle idee, molto approfondito. Ad oggi credo di poter dire che una buona parte delle mie idee e delle parole che uso maggiormente siano state quantomeno «scandagliate» con attenzione consapevole, revisionate e accettate o portate a consapevolezza nei loro confini, e che il mio pensare e parlare siano abbastanza liberi. Non totalmente, perché di certo non ho vagliato tutto, ma una buona parte sì, in questo lavoro che ho iniziato attorno al 2015 e che continuo tuttora.

Ad ogni modo, in quel periodo quella domanda mi bloccò, nel senso che non mi riuscì più di usare certe parole con leggerezza e quindi smisi di comunicarle e di usarle. Ciò mi portò, piano piano, a bloccare ogni cosa e a smettere anche l’insegnamento di quelle pratiche che avevo inventato. Mi chiusi in una riflessione interiore, in una specie di caverna filosofica, in cui potessi scendere in profondità (veramente «underground») per comprendere anzitutto cosa fosse, per me, quel termine che era così abusato: l’«anima».

Non ne uscii facilmente e né dopo poco tempo. La prima apparizione di speranza avvenne dopo più di un anno di silenzio, mappe mentali, studi, revisioni, meditazioni e – naturalmente – contemplazioni. Un anno di mutismo interiore, di – come direbbe Sibaldi – «diluvio», in cui stavo ri-costruendo l’arca del mio pensiero, asse per asse, parola per parola.

Furono mesi di decostruzione, di etimologie, di pagine di testi antichi e moderni. Ma alla fine mi salvò una contemplazione, un’immagine che venne a trovarmi, bypassando quella confusione, apparendo, dallo sfondo, come un piccolo miracolo.

Era l’immagine di un fiammifero. La ricordo con nitidezza: un fiammifero, spento, che a un tratto – attraverso un rapido sfregamento della sua capocchia – si accese, emanando luce e bagliore.



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