Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. #7 Il furore della dea by Rick Riordan

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo. #7 Il furore della dea by Rick Riordan

autore:Rick Riordan [Riordan, Rick]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-09-04T12:00:00+00:00


DICIANNOVE

OOOPS! TI HO UCCISO DI NUOVO

La naiade uscì come un’indemoniata dal negozio e attraversò la strada, ignorando un taxi che strombazzava e un furgone, che costrinse a una brusca sterzata. Non mi piacquero né il cospicuo numero di boccette che aveva in mano né l’espressione omicida sul volto. Il suo bersaglio ero decisamente io, non Grover.

«Meglio se ti allontani da me» gli dissi. «Se comincia a spruzzare quella roba in giro…»

«Non credo proprio.» Grover rimase dov’era, i pugni chiusi, come se quello fosse il suo giorno per ridere in faccia alla morte, agli scoiattoli e persino al profumo.

Valutai se sguainare la spada. Non volevo peggiorare la situazione. Inoltre, le spade non sono molto efficaci per respingere i liquidi. Avevo altri modi per farlo.

La donna si fermò sul marciapiede, a pochi passi da noi.

«Tu non puoi passare!» ringhiò.

«Aspetta, questa battuta la conosco» ribattei. «È del mago del Signore degli Anelli.»

Per un attimo lo sguardo assassino divenne confuso. «Cosa?»

«Cosa?» ripetei.

«Forse è l’altro mago» suggerì Grover. «Di quell’altro film.»

«No, sono sicurissimo che sia…»

«Percy Jackson!» urlò la donna. «Come osi farti vedere da queste parti!»

«Oh, bene, mi conosci» dissi. «Be’, uh, signora Aye-Aye-Aye…»

«Cosa?» domandò di nuovo.

«Cosa?» ripetei. «Non è il tuo nome?»

Il mio piano di confonderla fino a farle esplodere la testa stava funzionando. Guardò me, poi l’insegna sulla vetrina, poi Grover, quasi si chiedesse come potesse un satiro dall’aspetto così responsabile uscire con una persona così ottusa.

«Mi chiamo Filomena» disse infine a denti stretti. «Eea è la mia isola natale. Ma tu nemmeno te la ricordi, vero?»

«Oh. Ehm…»

«Se la ricorda perfettamente!» intervenne Grover. «Non dimentica mai un volto amico! Mi ha raccontato tutto di te. L’hai aiutato a… Eea! Quando era sull’isola di Eea, da dove provieni.»

Annuì così vigorosamente che temetti gli cadessero le corna. Forse con il suo entusiasmo pensava di convincerla a credergli.

«Non l’ho mai aiutato» ringhiò invece la naiade. «Non ero sua amica.»

«Oh, lui non dimentica mai nemmeno una faccia nemica!» rettificò Grover. «Volevo dire questo.»

Filomena mi agitò contro un dito, il che non doveva essere stato facile, visto che teneva in mano un mucchio di fialette. «Io e le mie sorelle non tollereremo le tue interferenze! Se pensi di potermi privare del mio turno con la puzzola…»

«Il tuo turno?» chiesi basito. «Sorelle?»

«Non è una puzzola» borbottò Grover, ma lo feci tacere con una gomitata.

«Dov’è Gale?» chiesi.

«Saperlo non ti piacerà!» strepitò lei.

«È… più o meno quello che ho appena detto. Scusa, come fai a conoscermi? Capisco che a un certo punto ti ho offeso, e me ne scuso, ma ho offeso così tante persone…»

«BAH!» Filomena scagliò ai nostri piedi una manciata di boccette.

Il mio primo istinto fu quello di mettermi tra Grover e il pericolo. Il primo istinto di Grover fu quello di mettersi tra me e lo stesso pericolo. Finimmo per cozzare l’uno contro l’altro e ritrovarci esattamente nella splash-zone. Cinque diverse fragranze ci schizzarono dalla vita in giù. Una tossica nebbia viola iniziò ad avvolgerci. Mi ripresi e gridai: «Eea!» (perché ce l’avevo in mente), e respinsi la nebbia delle pozioni dritta verso Filomena.



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