Poison Princess by Kresley Cole

autore:Kresley Cole [Cole, Kresley]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: MML 077
editore: Leggereditore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Cercai di dormire a bordo della barca silenziosa.

Il Rifugio era sempre – era sempre stato – rumorosissimo. Non l'avrei mai più sentito scricchiolare e cigolare. Non avrei mai più udito le canne sussurrarmi di dormire. Non avrei mai più udito i tacchi di mia madre ticchettare sul pavimento di marmo.

Anche le voci tacevano, come se volessero che provassi il mio dolore in tutta la sua forza straziante.

O forse tacevano perché Jackson si trovava a pochi metri da me e dormiva accasciato su una scrivania. Mi aveva detto che saremmo sempre rimasti nella stessa stanza perché, di nuovo, 'nessun posto è sicuro al cento percento'. La balestra era pronta all'uso.

Mi sentivo sia a disagio che protetta con lui così vicino.

Mentre stavo sdraiata su un materasso di gommapiuma troppo morbido in una cabina troppo silenziosa, ripercorsi la giornata. Tre ricordi mi erano rimasti impressi nella mente, e sapevo che non li avrei mai cancellati.

L'occhiata orgogliosa che Jackson mi aveva rivolto quando avevo lasciato cadere l'accendino per bruciare la mia casa e cremare mia madre.

La sensazione delle vesciche sul suo palmo quando eravamo scappati dalle fiamme mano nella mano.

L'espressione serena di mia madre da morta.

Mi si riempirono gli occhi di lacrime e piansi – non riuscivo a smettere. Immaginai i suoi ultimi pensieri, la immaginai stringere quella foto. Aveva capito che sarebbe stata la sua ultima notte?

Perché non ero rimasta con lei?

Se non era morta nel sonno, avrei potuto restare li a tenerle la mano, ad assisterla… ad assisterla in quei momenti.

Raggomitolandomi su un fianco, piansi sforzandomi di non fare rumore.

Jackson saltò su. «Devi smettere di piangere.»

Continuai a singhiozzare.

Con un'imprecazione brusca, disse in tono stridulo: «Là fuori non c'è spazio per questo. Sei troppo debole, Evangeline.»

Sì, Jackson aveva appena iniziato a capire che responsabilità gravosa si fosse assunto – e adesso la realtà stava prendendo il sopravvento. Mi misi a sedere asciugandomi il volto con un avambraccio. «N… non ci riesco.» Prima o poi, si sarebbe stancato di me.

«Tua mère è morta in pace. Cos'altro potresti desiderare per lei? Spero solo di andarmene in modo altrettanto bello.»

Strillai più forte.

«Maledizione, Evie!» Aggrottò la fronte e serrò le labbra. «Al diavolo! Piangi finché ti pare, ma io non sono tenuto a stare a guardarti!» Afferrando la balestra, si precipitò fuori dalla cabina sbattendo la porta.

Lo seguii tristemente con lo sguardo, restando in ascolto mentre camminava a grandi passi per la barca. Ma, in modo altrettanto improvviso, tornò di nuovo verso la cabina. Lo udii scivolare verso il basso all'esterno, si sedette contro la porta. Emise un respiro rumoroso.

Continuai a piangere; lui si alzò per camminare.

Dopo quelle che mi parvero delle ore, spalancò la porta. «Sai cos'è lo SPAT?»

Scossi il capo senza dire una parola.

«Sistema perimetrale d'allarme tempestivo. È un modo per sentire i nemici che si avvicinano furtivamente. Come le conchiglie che scricchiolano sul ponte.»

«A… allora?» Le lacrime mi colavano lungo il viso.

Ma non mi guardò, limitandosi a camminare di nuovo. «Si possono frantumare lampadine fuori dalla porta o qualsiasi tipo di vetro. Va bene anche una scala cigolante.

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