Private by Kate Brian

Private by Kate Brian

autore:Kate Brian [Brian, Kate]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2019-02-06T18:00:00+00:00


Familiare

Thomas spalancò le porte della mensa, puntò verso l’albero più vicino e abbatté il pugno sul tronco.

«Thomas!», urlai.

Non mi sentì. Si tirò indietro e vibrò un altro colpo. E ancora e ancora.

«Basta!», gridai, bloccandogli il braccio.

Oppose resistenza, poi, quando vide quanto ero spaventata, si fermò.

«Che ti prende?», chiesi.

Domanda inutile. Ma il cuore mi batteva forte e mi girava la testa per la paura e la preoccupazione. Dovevo dire qualcosa.

Thomas sbuffò e si lasciò cadere sulla panchina di fronte alla mensa. Scagliò lo zaino a terra. Le nuvole sfrecciavano nel cielo e una brezza fredda mi fece rabbrividire.

«Scusa. Scusa», disse Thomas, ficcandosi la mano dolorante sotto il braccio.

«Va tutto bene», gli dissi. Non era la prima volta che mi capitava di assistere a un crollo nervoso. «Fa’ solo un respiro profondo».

Mi lanciò uno sguardo pieno di gratitudine e obbedì, voltandosi dall’altra parte. Stava cercando di trattenersi, era evidente. Qualsiasi fosse il motivo di quella scenata, non si era ancora liberato dalle tossine.

«Dannazione», disse sottovoce.

Gli poggiai la mano sulla schiena, ma lui si ritrasse. Diventai rossa in viso.

Voleva che me ne andassi? Avrei dovuto farlo? Non volevo lasciarlo da solo. Nel caso in cui… Le mie riflessioni confuse e contraddittorie furono interrotte da qualcuno che fischiettava.

Perfetto. Un insegnante stava venendo verso di noi. Imprecai con un bisbiglio.

«Non dire niente», mi pregò Thomas, e pareva quasi un bambino che aveva paura di finire nei guai. Sentii un moto di solidarietà nei suoi confronti.

«Non preoccuparti».

L’attempato insegnante si fermò a guardarci. Indossava un farfallino e una giacca di tweed, un fiore di campo appena colto era in bella mostra nell’asola del bavero. Quando parlò, i baffi bianchi fremettero. «Tutto bene, signor Pearson?»

«Bene. Bene, signor Cross», rispose Thomas.

«Non dovrebbe essere a pranzo, signor Pearson?», chiese.

«La mia amica aveva la nausea e l’ho accompagnata fuori a prendere un po’ d’aria», disse Thomas. Era così composto che nessuno avrebbe mai pensato che stesse dando in escandescenze giusto due secondi prima. «Lei è Reed Brennan, signor Cross. Frequenta il secondo anno».

«Piacere di conoscerla, signorina Brennan», disse il professore con un cenno della testa. «Non state qui fuori troppo a lungo».

«Certo che no», replicai.

Quando se ne andò, respirammo di nuovo.

«Dio, a volte li detesto», disse Thomas.

«Chi? Gli insegnanti?», domandai.

«No. Loro», fece lui, gesticolando verso la mensa con la mano malandata. «La stronza di Noelle e Dash. Ma chi si crede di essere quelllo?»

«Non lo so. Io…». Cosa avrei dovuto dire? Non avevo mai visto nessuno dare di matto come Thomas, a parte mia madre. E non ero mai riuscita ad aiutare lei. Non avevo mai trovato nulla di sensato da dirle. «Stai bene?», chiesi, guardando di sfuggita la mano. Le nocche erano di un rosso brillante.

«Sì», disse. Il suo respiro rallentò e appoggiò il gomito sul bracciolo della panchina. «Scusa», disse, rabbuiato. «È che a volte devo sfogarmi».

Feci un piccolo sorriso. «Conosco quella sensazione».

«Davvero?». Adesso era speranzoso.

«Già. Io di solito me la prendo con il cuscino, ma…».

Thomas mi guardò. «Cos’è che ti fa arrabbiare?».

La sua espressione si era ammorbidita.

Mi irrigidii. Non avevo mai raccontato ad anima viva di mia madre.



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