Racconti by Saki

Racconti by Saki

autore:Saki
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2017-02-20T16:00:00+00:00


* Da una celebre poesia di Robert Browning, «By the Fire-side», che contiene il verso «A little more and how much it is». Falvertoon usa Moor, «moro», al posto di more, «più». [N.d.T.]

Gli inventori

A Londra era autunno, quella meravigliosa stagione tra i rigori dell’inverno e le ipocrisie estive, stagione illusoria in cui si comprano i bulbi e si registra il proprio voto, sperando in una perenne primavera e in un nuovo governo.

Morton Crosby era seduto su una panchina in un angolo appartato di Hyde Park, a godersi pigramente una sigaretta guardando la lenta passeggiata di una coppia di oche delle nevi che becchettavano qua e là. Il maschio sembrava una versione albina della femmina, il cui piumaggio aveva varie sfumature ruggine. Con la coda dell’occhio Crosby notò anche con un certo interesse gli esitanti andirivieni di un essere umano, che continuava a passare davanti a lui a intervalli sempre più brevi, come un corvo guardingo che si avvicini a un qualcosa di possibilmente commestibile. Com’era inevitabile, l’essere umano si piazzò sulla panchina, a una distanza adeguata per poter conversare con l’occupante originario. Gli abiti trasandati, la barba brizzolata, lo sguardo furtivo del nuovo arrivato rivelavano l’accattone di professione, l’uomo che avrebbe affrontato ore di frottole umilianti e rifiuti piuttosto che sottoporsi a mezza giornata di lavoro dignitoso.

Per un po’ il nuovo venuto fissò un punto dritto davanti a sé, con uno sguardo tanto risoluto quanto vacuo, poi la sua voce si levò con l’inflessione insinuante di chi ha una storia che vale la pena raccontare a qualunque perdigiorno.

«Che strano mondo» esordì.

Visto che la sua dichiarazione non otteneva risposta, la trasformò in una domanda.

«Posso chiedere se anche a lei, signore, questo non sembra uno strano mondo?»

«Per quel che mi riguarda» disse Crosby «la sensazione di stranezza è diminuita sempre più nel corso dei miei trentasei anni.»

«Ah» disse il vecchio «potrei raccontarle cose che stenterebbe a credere. Cose meravigliose che mi sono accadute davvero.»

«Al giorno d’oggi non c’è richiesta di cose meravigliose realmente accadute» disse Crosby in tono scoraggiante. «Gli scrittori di romanzi sono molto più bravi. Per esempio, i miei vicini mi raccontano spesso le incredibili avventure dei loro terrier, borzoi e aberdeen, ma io non li ascolto mai. Invece, ho riletto tre volte Il mastino dei Baskerville.»

Il barbuto si agitò sulla panchina, a disagio, poi cambiò tattica.

«Ho l’impressione che lei sia un cristiano osservante» disse.

«Sono un membro eminente, e credo di poter dire influente, della comunità musulmana della Persia orientale» disse Crosby, avventurandosi nei regni della fantasia.

Il vecchio era evidentemente sconcertato da questo nuovo fallimento della sua strategia di conversazione, ma la disfatta fu solo momentanea.

«Persia… Non l’avrei mai presa per un persiano» osservò, con aria quasi offesa.

«Non lo sono, infatti» disse Crosby. «Mio padre era afgano.»

«Afgano!» esclamò l’altro, e fu ridotto per un istante a un silenzio sbalordito. Poi si riprese e ritornò all’attacco.

«Afghanistan. Ah! Abbiamo fatto qualche guerra con quel paese; ma direi che invece di combatterlo avremmo dovuto imparare qualcosa. È un paese ricchissimo, credo, che non conosce la miseria.



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