Ready Player One by Unknown

Ready Player One by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851156558
editore: DeA Planeta
pubblicato: 2018-01-02T16:00:00+00:00


0019

Il computer mi svegliò appena prima del tramonto, e cominciai il mio rituale quotidiano.

«Sono sveglio!» gridai al buio. Qualche settimana prima Art3mis mi aveva lasciato, e da allora facevo fatica ad alzarmi. Quindi avevo disattivato l’allarme automatico della sveglia e avevo dato istruzioni al computer di sparare Wake Me Up Before You Go-Go degli Wham. Odiavo quella canzone con tutto me stesso, e l’unico modo per metterla a tacere era alzarmi. Non era l’ideale per cominciare la giornata, ma se non altro mi tirava giù dal letto.

Quando interruppi il pezzo, la poltrona aptica si orientò passando dalla configurazione letto a quella sedile, mettendomi così in posizione seduta. Il computer aumentò gradualmente l’intensità delle luci, lasciando ai miei occhi il tempo di abituarsi. Nel mio appartamento non penetrava mai luce esterna; l’unica finestra avrebbe offerto una vista dei grattacieli di Columbus, ma l’avevo verniciata di nero pochi giorni dopo essermi trasferito. Tutto ciò che si trovava fuori dal mio appartamento costituiva una distrazione che non potevo permettermi. Non avrei voluto neanche sentire il mondo esterno, ma non ero riuscito a ottimizzare l’insonorizzazione, già predisposta nell’appartamento, perciò ero costretto a convivere con i suoni smorzati della pioggia, del vento e del traffico aereo. Anche questi riuscivano a minare la mia concentrazione. A volte sedevo a occhi chiusi, ascoltavo il mondo fuori dalla mia stanza e precipitavo in una sorta di trance, dimentico del tempo.

Per sicurezza e per comodità, avevo apportato molte altre modifiche all’appartamento. Innanzitutto, avevo rimpiazzato la porta, poco resistente, con una nuova WarDoor ermetica a compressione. Quando avevo bisogno di qualcosa – cibo, carta igienica, nuova attrezzatura – lo ordinavo online e qualcuno me lo lasciava fuori dalla porta di casa. Le consegne funzionavano così: per prima cosa, lo scanner del corridoio verificava l’identità del fattorino e il mio computer confermava che l’ordinazione corrispondesse davvero a ciò che avevo richiesto. Poi la porta esterna si schiudeva e si apriva su una camera stagna rinforzata in acciaio, grande quanto un vano doccia. Qui, il fattorino posava il pacco, la pizza, o quello che era, e faceva un passo indietro. La porta esterna si richiudeva e si sbarrava con un sibilo, poi il pacco veniva scansionato e sottoposto a un diluvio di raggi-X e altre analisi. Una volta accertato il contenuto, il computer mi inviava una conferma di consegna. A quel punto, uscendo con cautela, aprivo la porta interna e ritiravo i miei acquisti. Alimentavo il capitalismo senza neanche dover interagire faccia a faccia con un altro essere umano. Ed era la cosa che preferivo.

A un primo sguardo, la stanza non era granché; e mi andava benissimo così, perché passavo il minor tempo possibile a guardarla. Era un cubo di dieci metri per lato. Una doccia componibile e un’unità wc erano state montate su una parete, al lato opposto di una piccola cucina ergonomica. Non che avessi mai usato la cucina per prepararmi qualcosa. Tutti i miei pasti erano surgelati o consegnati a domicilio. Il concetto più vicino al cucinare, per me, era scaldare i brownies al microonde.



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