Regina di fiori e radici (Italian Edition) by Laura MacLem

Regina di fiori e radici (Italian Edition) by Laura MacLem

autore:Laura MacLem [MacLem, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Laura MacLem
pubblicato: 2015-09-20T22:00:00+00:00


Vista dall’interno, la porta sembrava l’apertura di una grotta. In fondo, lontano, si vedeva l’entrata, ma l’interno era buio, della tenebra eterna di Erebo.

Le donne erano scalze, vestite con delle tuniche scure, senza decorazioni. La minore poteva essere madre di una figlia adulta, la maggiore sua nonna. Le due più giovani tendevano il filo, arrotolato alle estremità al fuso. Il filo sembrava d’oro, e splendeva. La terza donna non faceva niente. Era seduta tra le altre due, in una postura tranquilla, di attesa. Il suo volto anziano, circondato da capelli bianchi e sciolti, era serio, forse un po’ triste, ma in linea di massima indifferente. In mano aveva un paio di forbici.

“Taglia.” Disse una delle più giovani.

“Ancora un po’.” Rispose la vecchia.

La più giovane srotolò altro filo.

“Va bene?”

La vecchia alzò le forbici. Il leggero snic della recisione mi spedì un brivido lungo la schiena, sebbene me lo aspettassi.

Avevo lasciato Ade profondamente addormentato, sotto la luce delle stelle elise. Il mio corpo, allacciato al suo, aveva ormai lo stesso pallore: impossibile, quando eravamo avvinti, capire dove iniziasse lui e dove finissi io. Mi ero scostata piano, per non svegliarlo, mi ero vestita, mi ero avvolta nello scialle più pesante che avessi, ed ero scesa nei sotterranei della reggia. Nessuno mi aveva chiesto niente, nessuno mi aveva fermata. Ero la regina.

Il filo reciso cadde a terra. Si contorse, come un serpente, poi la Vecchia lo sollevò in punta di forbici e lo avvicinò a uno dei telai. Ce n’erano tantissimi, grandi e piccoli, che sparivano nel buio della grotta, pieni di ordito dorato e di fili splendenti, che si intrecciavano, si intersecavano, si annodavano con altri fili. Si interrompevano, lasciando buchi nella trama, o ingrossavano e assottigliavano, in un caos completo. Eppure, se si guardava l’insieme e non i dettagli, ogni tela appariva ordinata e perfetta.

Con un guizzo da pesciolino, il filo balzò nell’ordito e cominciò a intrecciarsi con i fili già tesi. La Vecchia ridacchiò.

“Vita breve, ma degna di essere vissuta. Sono sempre i più vivaci.”

Non ero sicura parlasse con me, visto che nemmeno mi guardava, ma chiesi comunque:

“È morto quando hai reciso il suo filo, o sta per morire?”

“Né l’uno né l’altro, regina,” fu la risposta, sempre senza che la Vecchia si voltasse verso di me, “morirà quando sarà il momento che muoia.”

“Tra non molto, quindi.”

“Per una dea, la più lunga delle vite mortali è sempre tra non molto .”

Decisi di venire subito al punto. Anche in superficie gli dèi si perdono nel suono della propria voce e relative elucubrazioni; lì nell’aldilà, la cosa era ancora più esasperata.

“Sono venuta a vedere una tela. Vi prego di mostrarmela.”

La donna con il fuso si alzò. “Da questa parte, o regina.”

“Non sai neppure quale tela voglio vedere.”

“Ognuno vuole vedere solo la tela entro la quale si intreccia il proprio filo, mia sovrana.”

Dovetti ammettere che era così. Viste da vicino, le Tre erano soltanto donne di mezza età, né brutte né belle, e i loro occhi non erano diversi da quelli delle altre creature dell’Averno: neri e profondi come pozzi di universo, intrisi di consapevolezza cosmica.



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