Reparto N. 6 by Anton Cechov

Reparto N. 6 by Anton Cechov

autore:Anton Cechov [Cechov, Anton]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Anton Cechov, reparto numero sei, Letteratura Russa, manicomio, pazzia, follia, Nichilismo, tragedia, comicità, Russia
ISBN: 9788868160784
editore: il Narratore audiolibri
pubblicato: 2013-10-15T00:00:00+00:00


Capitolo Decimo

Ivan Dmitric stava là sdraiato nella stessa posa del giorno prima, con la testa serrata fra le mani e le gambe contratte. Il viso gli rimaneva invisibile.

– Buon giorno, amico mio – esclamò Andrej Efimyc. – Non dormite, no?

– In primo luogo, io non sono amico vostro – ribatté Ivan Dmitric, con la bocca nel cuscino. – E in secondo luogo poi, perdete tempo a tramenarmi intorno: non riuscirete a cavarmi fuori una parola.

– Strano… – mormorò Andrej Efimyc turbato. – Ieri, stavamo conversando tanto placidamente, e tutt’a un tratto, non so perché, vi siete impennato e avete troncato ogni cosa… Si vede che io ho avuto qualche espressione poco felice, o chissà, ho manifestato qualche idea in disaccordo con le vostre convinzioni…

– Sì, aspettate che lo confido a voi! – disse Ivan Dmitric, sollevandosi un po’ sul giaciglio e fissando il dottore con aria beffarda e inquieta (aveva gli occhi arrossati). – Potete andare a far la spia e il provocatore in qualche altro posto, ma qui, per voi, non c’è niente da fare. Fin da ieri sera lo avevo capito perché eravate venuto qui!

– Strana fantasia! – ridacchiò il dottore. – Sicché, vi sta in mente che io sia uno spione?

– Proprio, mi sta in mente così… Infatti, o che siate uno spione, o un dottore mandato a scrutarmi nell’intimo, è la stessa cosa.

– Oh, siete proprio, scusate… un gran baggiano!

Si era seduto, il dottore, su uno sgabello lì alla sponda del letto, e in aria di rimprovero scrollava la testa.

– Ma ammettiamo pure che voi abbiate ragione – esclamò. – Ammettiamo che io, a tradimento, venga a sorprendervi in atto di dir qualche frase, da poter denunciarvi alla polizia. Vi arresterebbero, e poi vi farebbero il processo. Ma forse forse in tribunale o in carcere, per voi andrebbe peggio di qui? E se vi mandassero in una colonia penale, o foss’anche ai lavori forzati, sarebbe qualcosa di peggio che star rinchiuso in questo padiglione? Suppongo che peggio non sarebbe… Che cosa avete dunque da temere?

Queste parole, evidentemente, ebbero effetto su Ivan Dmitric. Egli si mise tranquillo a sedere.

Erano le cinque della sera, ora in cui abitualmente Andrej Efimyc passeggiava su e giù per le sue stanze, e Darjuska veniva a domandargli se non era tempo che bevesse la birra. Fuori, il tempo era calmo e sereno.

– Io, dopo desinato, sono uscito a fare due passi, e così sono entrato qui, come vedete – disse il dottore. – È proprio arrivata la primavera!

– Che mese è adesso? È marzo? – domandò Ivan Dmitric.

– Sì, è la fine di marzo.

– C’è molto fango in giro?

– No, non troppo. Nel giardino i viottoli sono già rassodati.

– Di questi tempi sarebbe bello fare una scarrozzata in qualche posto, fuori di città – esclamò Ivan Dmitric, stropicciandosi gli occhi arrossati, come per vincere un’assonnatezza. – Poi ritornarsene a casa, al tepore e ai comodi del proprio scrittoio, e… e farsi curare del mal di capo da un bravo dottore… Oh quanto



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