Romanzi brevi by Sconosciuto

Romanzi brevi by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2018-11-21T23:00:00+00:00


IV

Accadde nella Pestalozzistrasse, in un caldissimo giovedì, e precisamente nel cortile della casa numero 37 (quella di fronte alla chiesa di mattoni gialli che tutt’intorno, in mezzo alla strada, si era fatto un verde praticello come per mettere in risalto la sua peculiarità rispetto agli altri edifici): accadde dunque nella Pestalozzistrasse che Andreas Pum fu sopraffatto dal desiderio di suonare una marcia, forse perché sentiva il bisogno di scrollarsi di dosso la fiacca crescente di quella giornata e la sua personale spossatezza.

Andreas girò il cavicchio dell’inno nazionale sul fianco sinistro della cassetta e poi si mise a girare la manovella con una tale energia che quelle note solenni perdettero la loro lenta pomposità e pervennero davvero a una lontana somiglianza con la melodia di una marcia.

Nel cortile c’erano cinque ragazzini, e due domestiche, commosse, si affacciarono ai davanzali. Una donna vestita di nero uscì dall’atrio della casa, si diresse verso Andreas con passo virile e sicuro e si fermò dietro di lui. Posò quindi una mano robusta sulla sua spalla e disse: «Ieri il mio buon Gustav ha reso l’anima a Dio. Mi suoni qualcosa di malinconico!».

Andreas, che pure di natura non era un codardo, trasalì per la sorpresa, cessò subitamente di suonare lasciando la manovella con il manico in alto e si voltò di scatto. Ma intanto gli dispiacque che quella mano forte e calda lasciasse la sua spalla, di malavoglia, gli parve, ma come se non potesse farne a meno. Guardò la vedova che aveva il volto arrossato. Quel volto gli piacque. Benché non avesse tempo sufficiente per valutare la sua età, ebbe l’intuizione improvvisa che quella donna bionda e vestita di nero dovesse essere nell’età che si suol dire «la migliore». Da questa sua idea Andreas non trasse per il momento ulteriori conclusioni. Ma si sentì pervadere dall’oscuro presagio che quella donna fosse entrata al tempo stesso in quel cortile e nella sua vita. E gli sembrò che nella sua anima balenasse per la prima volta la luce dell’aurora.

«Con grandissimo piacere» rispose Andreas, annuendo lievemente col capo. E come se le canzoni malinconiche esigessero speciali preparativi, svitò con aria d’importanza il cilindro dell’inno nazionale e diede una spinta alla manovella, sicché il manico scese e l’ultima nota, rimasta sospesa, singultò dalla cassetta simile a uno sbadiglio represso e interrotto. Girò poi il quart’ultimo cavicchio. Dopo qualche momento di incertezza tra la canzone Il ragazzo sedeva alla fonte e la Lorelei, si decise per quest’ultima, supponendo che la vedova la conoscesse senz’altro.

La sua supposizione fu confermata. La vedova, infatti, che si era ritirata nella sua stanza per godersi in tutta tranquillità la malinconica canzone accanto alla finestra, incominciò a cantare. Si sforzava di prevenire le note dello strumento, come spinta dall’impazienza e dall’ambizione di dimostrare a se stessa e agli altri ascoltatori che quella melodia la conosceva a memoria e dunque non doveva dipendere dallo strumento. Andreas, al contrario, non aveva per niente fretta e anzi ritenne opportuno girare la manovella con speciale lentezza, in modo che la melodia risultasse il più possibile malinconica e struggente.



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