Storie di fantasmi by Edith Wharton

Storie di fantasmi by Edith Wharton

autore:Edith Wharton [Wharton, Edith]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Horror, Fiction, Short Stories (Single Author), General
ISBN: 9788854111158
editore: Newton Compton
pubblicato: 2008-08-14T22:00:00+00:00


1.

Abel Keeling era disteso sul ponte del galeone trattenuto dal rotolare so-lo dal peso del corpo e dalla mano annerita dal sole che era abbrancata alle tavole. Il suo sguardo vagava, ma tornava sempre alla campana che oscillava, spinta dalle pericolose sbandate del vascello, nel piccolo campanile ornamentale posto subito a poppa dell'albero maestro. La campana era di bronzo, con protuberanze semicancellate che erano state un tempo teste di cherubini. Ma il vento e la salsedine l'avevano coperta di una spessa incro-stazione di un bel verde brillante e muschioso. Quel colore piaceva ad Abel Keeling.

Perché, in qualsiasi altro posto si posassero, i suoi occhi trovavano solo bianco: il bianco della vecchiezza estrema. In un punto il bianco luccicava come grani di sale, in un altro era grigio e gessoso, e in un altro ancora aveva la sfumatura giallastra della decadenza. Ma dovunque c'era il lieve, inquietante biancore delle sostanze da cui la vita se ne andava. I cordami erano sbiancati come sbianca la paglia vecchia, e metà delle cime mante-nevano la forma quanto la mantiene la cenere di uno spago dopo che il fuoco si è spento. Le pallide ordinate erano bianche e pulite come ossa trovate tra la sabbia. E perfino l'incenso con il quale (per mancanza di catrame, all'ultimo attracco) la nave era stata impeciata, si era seccato ed era diventato una pallida sostanza gommosa che scintillava come quarzo nei comenti aperti.

Il sole era ancora così pallido, un piccolo scudo d'argento tra la nebbia bianca e immobile, ma non c'erano ombre né di una cima né di un asse. E

solo la faccia e le mani di Abel Keeling erano nere, carbonizzate dall'esposizione ai raggi ardenti.

Il galeone era il Mary of the Tower, ed era spaventosamente inclinato a dritta. Era così inclinato che il pennone di maestra affondava le falci d'acciaio nell'acqua calma. Se fosse restato l'albero maestro, o più di un troncone spezzato dell'albero di mezzana, si sarebbe rovesciato completamente.

Molti giorni prima avevano disarmato il pennone di maestra, e avevano fatto passare la vela sotto lo scafo della Mary, nella speranza di fermare la falla. Era andata bene finché il galeone aveva continuato a navigare su un fianco e a scivolare sull'altra fiancata, poi le cime si erano staccate, e l'imbarcazione si era trascinata dietro la vela, lasciando un'ampia macchia sul mare d'argento.

Il galeone galleggiava su un fianco, e scivolava impercettibilmente, senza mai affondare. Scivolava come se una calamita l'attirasse, attirasse il suo ferro, lo trascinasse tra le nebbie perlacee che si stendevano sull'acqua come un velo.

Ma poi Abel Keeling aveva capito che non era una calamita ad attrarre il ferro del vascello. Il movimento era dovuto - non poteva essere altrimenti -

all'immobilità assoluta del mare in quel canale largo diverse miglia, silenzioso e sinistro. Con l'immaginazione vide quella calamita, mentre era appoggiato a un cannone che vacillava sul ponte. Presto sarebbe accaduto quello che era già accaduto nei cinque giorni precedenti. Avrebbe sentito di nuovo il chiacchiericcio delle scimmie e l'urlo dei pappagalli, il groviglio delle erbe



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