Strategia. La logica della guerra e della pace by Edward N. Luttwak

autore:Edward N. Luttwak [Luttwak, Edward N.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggio, Guerra
ISBN: 9788817869829
editore: Rizzoli
pubblicato: 2001-06-14T22:00:00+00:00

LE ARMI NUCLEARI TATTICHE

Durante i lunghi anni della Guerra Fredda i piani militari dell'Alleanza Atlantica per la difesa del fronte centrale in Germania furono cambiati parecchie volte. Ma quasi fino all'ultimo continuarono a basarsi sulle armi nucleari tattiche. Il ruolo più importante delle armi nucleari è sempre derivato dalla loro funzione di strumenti di suasione (l'espressione viene impiegata per definire sia la persuasione sia la dissuasione, in tutte le loro forme; il problema viene discusso nella parte III), al livello superiore della grande strategia. Per il momento, comunque, vediamo che cosa significano a livello della strategia di teatro. Le armi nucleari tattiche, con una potenza esplosiva ed effetti radioattivi molto moderati rispetto alle armi nucleari intercontinentali, sotto forma di missili a corta gittata, granate d'artiglieria, cariche da demolizione e bombe d'aereo tattiche67, dovevano fornire una risposta a livello tecnico alla potenza dell'esercito sovietico, offrendo un mezzo immediato per sconfiggere un'offensiva su vasta scala che avrebbe minacciato di far crollare il fronte difensivo. In base alla linea politica dell'Alleanza, negli anni Settanta e Ottanta di fronte a un'offensiva sovietica non nucleare si sarebbe resistito, finché possibile, con una difesa non nucleare; ma se le ondate sovietiche avessero continuato a premere, e la difesa, non fosse più riuscita a contenerle, si sarebbe fatto ricorso ad armi nucleari tattiche.

Quando vennero adottate per la prima volta nel 1952-195568, le armi atomiche tattiche americane salirono rapidamente la curva dell'efficienza. Vennero facilmente integrate, in quei giorni, nei piani di difesa frontale: una catena di piccoli concentramenti di forze in uno schieramento poco profondo che costituiva quasi una vera e propria linea di fronte. Si trattava di forze appena sufficienti a fare distinzione fra un incidente di frontiera e un'offensiva, alla quale si poteva rispondere soltanto con un contrattacco nucleare. La debolezza non nucleare cedeva forza, rendendo più credibile l'uso di armi nucleari. Ma questa reazione tecnica alle forze non nucleari sovietiche raggiunse abbastanza presto il punto culminante del successo, perché, verso la fine degli anni Cinquanta, anche i sovietici avevano in dotazione armi nucleari tattiche. E da allora, se i difensori avessero tentato di proteggere i settori in cedimento del loro fronte, attaccando le colonne d'invasione sovietiche con armi atomiche, il comando sovietico avrebbe potuto reagire aprendosi con le proprie armi atomiche tattiche la strada per altri sfondamenti del fronte.

Azione e reazione, però, in questo caso non si annullarono a vicenda: una volta impiegate armi nucleari, l'esercito sovietico non avrebbe più potuto conquistare un ricco territorio con l'invasione, ma avrebbe soltanto presieduto alla sua devastazione. Di conseguenza, se l'Alleanza avesse potuto essere persuasiva nella sua minaccia di ricorrere alle proprie armi nucleari tattiche qualora fosse stata attaccata, avrebbe anche dovuto essere in grado di dissuadere qualsiasi assalto sovietico mirante a una conquista, visto che l'unico risultato possibile sarebbe stato una sconfìtta non nucleare o la distruzione nucleare. Come sempre accade con la suasione, sono soltanto i dirigenti avversari a controllarne il processo: la deterrenza può avere successo soltanto se essi credono alla minaccia e valutano che la punizione potrebbe essere maggiore di quello che sperano di ottenere.

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