TARAS BUL'BA by gogol nicholai

TARAS BUL'BA by gogol nicholai

autore:gogol,nicholai [gogol,nicholai]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: italiano, no cover, archivio italiano
pubblicato: 2012-02-07T11:17:30+00:00


VII

Vi furono frastuono e movimento nell'accampamento degli zaporoûcy. Dapprima nessuno fu in grado di spiegare con certezza come fosse accaduto che delle truppe fossero penetrate nella città. Poi si scoprì che tutto il kuren' Perejaslavskij, schierato dinanzi alle porte laterali della città, era ubriaco fradicio; non c'era quindi affatto da meravigliarsi che una metà fosse stata massacrata, e l'altra legata prima che nessuno riuscisse a rendersi conto di quanto stesse accadendo. Prima che i kuren' vicini, risvegliati dal frastuono, facessero in tempo a impugnare le armi, le truppe già si ritiravano dentro alle porte e le ultime file respingevano a fucilate gli zaporoûcy che si slanciavano su di loro assonnati e ridiventati lucidi solo a metà. Il koshevoj diede l'ordine che tutti si riunissero e quando tutti si furono messi in cerchio e, toltisi i colbacchi, si furono azzittiti, disse:

“Ecco dunque, panove fratelli, cosa è successo questa notte. Ecco fino a che punto ha condotto l'ubriachezza! Ecco che affronto ci ha arrecato il nemico! Si vede che ormai questo è il vostro costume: se si consente di raddoppiare la porzione, siete pronti a tracannare a tal punto che, se il nemico dell'esercito di Cristo non solo vi toglie le brache, ma vi sternutisce addirittura sul viso, non lo sentite”.

I cosacchi se ne stavano tutti a testa bassa, consapevoli della propria colpa; replicò soltanto l'ataman del kuren' Nezamajkovskij, Kukubenko.

“Aspetta, bat'ko!”, disse. “Sebbene la legge non consenta di esprimere una qualche obiezione quando il koshevoj parla di fronte a tutto l'esercito, tuttavia la cosa non è andata così, e quindi bisogna dirlo. Tu hai rimproverato non del tutto giustamente l'intero esercito cristiano. I cosacchi sarebbero stati colpevoli e degni della morte se si fossero ubriacati durante la marcia, in guerra, nel corso di una difficile e penosa impresa. Ma noi ce ne stavamo inoperosi, penzolavamo senza costrutto davanti alla città. Non era quaresima né altro digiuno cristiano: come può essere che un uomo nell'inattività non si ubriachi? Qui non c'è peccato. E noi faremo meglio a mostrare loro cosa vuol dire aggredire uomini indifesi. Prima li battevamo con le buone maniere, ma ora li batteremo in modo tale che non porteranno a casa nemmeno le calcagna”.

Il discorso dell'ataman del kuren' piacque ai cosacchi. Essi ora sollevarono un po' le teste che prima avevano del tutto abbassate, e molti accennarono con il capo in segno di approvazione, dicendo: “Ha detto bene Kukubenko!”. E Taras Bul'ba, che era ritto non lontano dal koshevoj, disse:

“Ebbene, koshevoj, a quanto pare Kukubenko ha detto la verità. Cosa dirai in risposta?”

“Cosa dirò? Dirò: beato davvero il padre che ha generato un simile figlio! Non è ancora gran saggezza dire una parola di rimprovero, ma è saggezza maggiore dire una parola che, senza insultare la disgrazia di un uomo, lo rinfranchi, gli ridia animo, come gli sproni danno animo al cavallo rinfrescato dall'abbeverata. Intendevo io stesso dirvi poi una parola consolatrice, ma Kukubenko ci ha pensato prima”.

“Ha parlato bene anche il koshevoj”, echeggiò tra le file degli zaporoûcy. “Ben detto!”, ripeterono altri.



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