Thompson Jim - 1957 - Fatti furbo, Bugs! by Thompson Jim

Thompson Jim - 1957 - Fatti furbo, Bugs! by Thompson Jim

autore:Thompson Jim
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: A. Mondadori
pubblicato: 1968-03-14T23:00:00+00:00


XI

Signor McKenna: hai ucciso Dudley. So che sei stato tu perché ero nel bagno, quando è accaduto. Ho sentito tutto. Se t'intestardisci, se non collabori, farò in modo che Lou Ford sappia tutto. Ti do una possibilità, signor McKenna: se mi spedisci i cinquemila dollari all'indirizzo sotto indicato, non andrai sulla sedia elettrica. Naturalmente, io preferirei quest'ultima soluzione, perchè sarebbe imbarazzante dover spiegare che ero nel bagno. Ma lo farò, se non mi spedisci i quattrini. Dipende da te, signor McKenna. E sarà meglio che tu non mi faccia aspettare..

Jean Brown

Lettera e busta erano scritte a matita e in stampatello, con una calligrafia precisa, ordinata. Il timbro postale era di Westex City, ma naturalmente era un trucco: chi l'aveva scritta era proprio là, all'Hotel Hanlon. E siccome, per sua stessa ammissione, aveva avuto rapporti intimi con Dudley, doveva essere una donna. Certo. Una donna. E di donne con i requisiti necessari all'Hotel Hanlon ce n'erano solo due.

Joyce Hanlon? Be', Joyce sarebbe stata capace di questo e d'altro. E non per i cinquemila dollari, ma per farlo sudare, per tenerlo sui carboni ardenti, per portarlo a cottura giusta e poi farsi avanti a offrirgli una via d'uscita.

Ma sfortunatamente - sfortunatamente perché Bugs avrebbe preferito che la colpevole fosse lei - Bugs sapeva che la donna che si era trovata nel bagno di Dudley non poteva essere Joyce. Le aveva parlato pochi secondi dopo il fattaccio, e Joyce era nella sua stanza. Non avrebbe avuto il tempo materiale per tornarci, dopo il volo di Dudley dalla finestra.

E così restava Rosalie Vara. Rosie, che gli era sempre piaciuta e con la quale era sempre stato gentile.

Si era impossessata dei cinquemila dollari e ora… Be', forse Dudley le aveva dato ad intendere di averne rubati di più, di averne altri cinquemila. O forse Rosie sperava che ce ne fossero di più, e tentava semplicemente il colpo.

Al mondo, per quanto uno possa essere una pasta d'uomo, a volte le circostanze lo costringono ad agire da belva. Soprattutto se è l'unico mezzo per tenersi lontano dalla galera e dalla sedia elettrica. Bugs sospirò, spiegazzò la lettera, la stracciò e la buttò in un vaso pieno di sabbia. In un certo senso, si era aspettato una cosa del genere, anche se non da Rosie. Infatti era preoccupato, ma non sorpreso. Era la sua solita scalogna. Sarebbe stato maledettamente strano se tutto fosse andato liscio. Ma Bugs si era fatto molto più furbo, dopo l'ultimo guaio. E aveva molte più ragioni per combattere e per tentare di conservare ciò che aveva. E così, forse si sarebbe trovato di nuovo con la merda fino al collo, ma prima di arrivarci si sarebbe battuto come un leone. Già sapeva che cos'avrebbe fatto…

Rosie.

Lentamente, spostò lo sguardo verso la porta del piano rialzato, poi sull'orologio appeso alla parete dell'atrio.

Le undici e mezzo. A quell'ora, Rosie doveva essere al dodicesimo piano, a riordinare le stanze dei dipendenti dell'albergo.

Bugs si alzò dalla poltrona, attraversò l'atrio e s'infilò nell'ascensore. Salì al dodicesimo piano. Era molto calmo, controllato.



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