Tra due oceani by Cristina Henríquez

Tra due oceani by Cristina Henríquez

autore:Cristina Henríquez [Henríquez, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: NN Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


15

Valentina era fuori dalla porta di casa di Irina Prieto, e si toccò le forcine per assicurarsi che fossero a posto. Indossava lo stesso vestito di quando erano arrivati a Gatún il giorno prima – non aveva immaginato di doversi cambiare d’abito – e inoltre, senza il solito balsamo, i capelli erano un disastro. A quanto pareva Renata non possedeva nemmeno un pettine. Malgrado i capelli in disordine, tuttavia, Valentina si era costretta a uscire. Aveva deciso che la prima cosa che doveva fare era parlare coi vicini, e scoprire chi avesse ricevuto le stesse carte e le avesse già firmate.

Bussò con le nocche alla porta di Irina.

«Valentina! Sei tu?» disse Irina, a bocca aperta, quando aprì. Irina aveva novant’anni, e incredibilmente i suoi capelli erano ancora di un bel castano chiaro, anche se col vestito che usava per casa sembrava davvero fragile. Un gatto grigio le si infilò tra le caviglie. «Te lo ricordi Simón?» disse Irina.

Valentina si chinò ad accarezzarlo, ma il gatto si scansò con un gemito.

«Ignoralo» disse Irina. «È perfino più volubile di me. Ma perché sei venuta? Vuoi entrare? Lo prendi un caffè? O un po’ di dolce? Ho fatto lo zucchero caramellato, quello che ti piaceva tanto».

Valentina sorrise. Lo zucchero caramellato, che Irina spezzettava e teneva in un vasetto, le piaceva davvero, ma quel giorno era lì per un altro motivo.

«Irina, hai per caso ricevuto un avviso che dice che dovrai traslocare perché qui vogliono costruire una diga?».

Irina si rabbuiò. «Ah, sì, quello».

«Hai mica firmato?».

«Cielo, no!».

Valentina sorrise di nuovo. «Ottimo. Volevo solo essere sicura».

Irina prese il gatto tra le braccia. «Diglielo, Simón. Sarò vecchia, ma non sono mica rimbambita».

Alla casa accanto, anche Salvador Bustos invitò Valentina a entrare, ma lei andò dritta al punto e fu contenta quando, come Irina, Salvador fece un verso di scherno. «E perché dovrei? No. Assolutamente no».

A casa di Xiomara Vargas, Valentina trovò anche Josefina Santí. Da quando erano rimaste vedove, Xiomara e Josefina erano diventate migliori amiche, e quando insistettero perché Valentina entrasse, e non vollero sentire ragioni, lei vide che stavano ricamando una tovaglia. «Sono partita da un’estremità, e Josefina dall’altra» disse Xiomara «e avremmo dovuto incontrarci a metà strada, ma come puoi vedere sono molto più avanti di lei».

Josefina rise, continuando a ricamare. «Sì, e puoi anche vedere di chi sono i punti migliori».

Valentina si complimentò con entrambe prima di chiedere dell’avviso.

«Vuoi dire lo sfratto?» disse Xiomara.

«L’ho buttato nella spazzatura» disse Josefina, senza alzare lo sguardo.

«Claro, è lì che merita di finire». Xiomara annuì. Guardò Valentina. «Perché ce lo chiedi?».

«Volevo solo controllare. Renata l’ha ricevuto, e non lo ha firmato, ma sento dire che altri» aggiunse senza fare nomi «lo hanno fatto».

«Sono degli imbecilli» disse Josefina.

Xiomara annuì di nuovo, ma guardò Valentina con un certo nervosismo. «L’hanno firmato in tanti? A noi ce lo puoi dire».

«Non lo so. Sto cercando di scoprirlo».

«E anche se sono in tanti?» disse Josefina. «Chi ha firmato se ne va, chi non ha firmato resta, no?».

Xiomara guardò di nuovo Valentina. «Funziona così, vero? Non ricordo cosa diceva l’avviso».



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