L'Eretico by Alan D. Altieri

L'Eretico by Alan D. Altieri

autore:Alan D. Altieri [Altieri, Alan D.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy Storico
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XXXIII

Orme. Tracce profonde, lasciate da un cavallo montato da un uomo in armatura pesante. Oppure da due creature dell’inferno.

L’eretico era andato a sud. Questo credeva di aver visto il dragone Pecoraro dopo il massacro sulla piazza del rogo. Forse sbagliava, forse no. Caleb Stark, primo esploratore della Falange di Arnhem, aveva cominciato a cercare in quella direzione. Le orme apparivano sul limite meridionale di Wolfengrad, dove il lastrico di granito si dissolveva nel fango della Turingia. Il dragone Pecoraro non sbagliava.

L’eretico era andato a sud.

Aveva continuato a muoversi lungo il margine di un altopiano, attraverso un torrente dalle rive incrostate di ghiaccio. Caleb non aveva cessato di seguirne le orme. Non c’erano segreti in quelle orme, non c’erano nemmeno ambiguità. La pioggia non era riuscita a cancellarle. Il gelo della notte le aveva come scolpite nella terra.

«Lo troviamo presto il bastardo pelato, dico bene, Tenente?»

Mernau, il maresciallo Adolf Mernau, gli cavalcava al fianco, il resto dei tagliagole di Arnhem seguiva in fila singola alle loro spalle.

«E gli tagliamo la sua testa pelata di cazzo, ja?»

Caleb non stava ascoltando. Mernau veniva da un qualche mucchio di escrementi della Westphalia. Mernau sputacchiava muco quando parlava. Mernau tagliava teste solamente per il gusto di infilzarle sulle punte delle picche. No, Caleb Stark non stava ascoltando. Era l’unico del gruppo a non portare la corazza toracica. Non portava nemmeno una spada. Non dopo il Giorno dei Morti. Le tracce. Era questo il suo dovere. Studiare le tracce dell’eretico. Ultimo dovere di qualcuno che era già cibo per corvi. Lo avrebbe assolto.

Continuò ad assolverlo fino a quando la terra non le inghiottì, quelle tracce.

Caleb trattenne le redini, fermando il cavallo. Sollevò la mano destra guantata di ferro. Il drappello si arrestò dietro di lui, i dragoni si aprirono a ventaglio sul versante della collina.

«Cazzo succede, Tenente?»

«A te cosa sembra?»

Mernau spostò lo sguardo al suolo. «Ah, merda!» Sputacchiò. Grumi di muco gli rimasero appiccicati ai baffi. «Fanculo!...»

Le orme erano svanite, semplicemente svanite. Come se un folletto beffardo le avesse cancellate dal terreno.

Caleb smontò di sella. «State tutti indietro.»

«L’avete sentito il tenente, o no? Levatevi di qua, sacchi dimmerda!»

«Va’ in culo, Mernau.»

«Vado in culo a tua madre puttana...»

«Piantatela, topi di fogna!»

I Reiter si inchiodarono, ammiccarono sotto le visiere degli elmi. Il giovane tenente Stark non li affrontava in quel modo ringhiante. Prima non lo aveva mai fatto. Ma prima nemmeno aveva mai puntato la spada alla gola del Reitermeister Glonn. Dopo il Giorno dei Morti, accadevano molte cose che prima non accadevano.

Caleb sedette sui talloni vicino al punto in cui le orme svanivano. Il vento continuava a soffiare. Faceva sibilare le erbacce alla base di una gigantesca piastra basaltica sul fianco dell’altura. Caleb si rialzò, si protese sulla piastra rocciosa. C’erano intagli simili a cicatrici scavati nelle venature del basalto. Scavati dai ferri di un destriero da guerra. Caleb aggirò il perimetro della roccia, scalando il pendio, trainando il suo cavallo per le redini. Esplorò il terreno oltre il basalto.

Orme.

Erano scomparse nel nulla. Dal nulla riemergevano. Deviavano a est, verso la cima della collina.



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