Murate vive by Bruna K. Midleton

Murate vive by Bruna K. Midleton

autore:Bruna K. Midleton [Midleton, Bruna K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Monache, Monza, suore, convento, priore, prete, peccato, gravidanza, religione, claustrale, fanciulle, vergini
editore: Bonfirraro Editore
pubblicato: 2019-11-13T23:00:00+00:00


Milano, monastero di sant’Ulderico al Bocchetto, 22 dicembre 1607

Il vicario criminale Gerolamo Saraceni diede inizio agli interrogatori di suor Virginia, dopo che il cardinale Borromeo ebbe interpellato l’influente famiglia De Leyva per conoscerne le intenzioni e il pensiero. Quel lasso di tempo permise alla monaca di riprendersi dagli “eccessi isterici” mostrati in occasione del suo arresto e trasferimento.

«Quali discorsi si facevano a proposito dell’Osio?», le chiese.

«Io ho sentito alle volte dai superiori, e particolarmente da monsignor Barca, e da persone di Monza andar dicendo che io, per la vicinanza tra la casa di Gianpaolo e del nostro monastero, facessi all’amore con lui».

«È vero ciò?».

«È la verità che ho fatto l’amore, ma amore forzato; che, per conto d’amor volontario, non lo avrei fatto neppure col re di Spagna. Sono sette anni che cominciò questo amore tra me e l’Osio».

«Sia più precisa», la sollecitò il vicario.

«In principio fu a questo modo, che avendo io Giuseppe Molteno fiscale in Monza e mio agente che faceva i fatti miei, fu ammazzato dal detto Gianpaolo; e stando egli ritirato nel suo giardino, il qual è contiguo alla muraglia del nostro monastero, e ritrovandomi a caso nella camera di suor Candida vicina alla mia, la qual aveva una finestra che rispondeva in detto giardino, vedendomi lui a quella finestra mi salutò; e dopo, essendo io andata un’altra volta a quella finestra, tornò a salutarmi, e mi accennò di volermi mandare una lettera. Io, ch’era in collera con lui per l’omicidio suddetto, vedendomelo così davanti gli occhi, e parendomi che strapazzasse la giustizia, ne feci avvisato il signor Carlo Pirovano affinché lo mandasse a pigliare e mettesse in prigione. Egli mandò sua madre a pregare la Priora che volesse operar meco affinché facessi che il detto signor Carlo soprassedesse la condanna contro di lui, e anche operasse che gli fosse fatta la proroga e remissione. La Priora mi pregò di farlo, e anche mi comandò sotto pena della obbedienza. Così scrissi al Pirovano che fosse contento di farlo. Il qual mi rispose, che, sebbene fosse stato pregato da molti cavalieri, e non l’aveva voluto fare, per amor mio se ne contentava. Ciò inteso dall’Osio, me ne ringraziò assai dal giardino, dicendo che non mi sarebbe manco servitore di quello mi fosse stato il Molteno, e che desiderava scrivermi ancora una lettera. Così, dopo alcuni giorni, essendo lui nel giardino, mi mostrò una lettera che aveva in mano, facendomi cenno di volerla buttare, come la buttò, dentro il muro ch’è tra il suo giardino e la corte delle galline del nostro monastero. Suor Ottavia andò per essa e me la portò. Tal lettera mi pareva che fosse un po’ licenziosa e contenesse intenzione di far amore lascivo con me; perciò gli riscrissi facendogli un gran rabbuffo, che mi meravigliavo di lui, che avesse ardire di trattare con un par mio a quella maniera; e che desistesse, altrimenti lo avrei fatto pentire. Ed esso Gianpaolo, il qual era amicissimo del prete Paolo Arrigone, si consultò con lui, per sapere



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