Trionfi by Francesco Petrarca

Trionfi by Francesco Petrarca

autore:Francesco Petrarca [Francesco Petrarca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2014-04-11T22:00:00+00:00


TRIUMPHUS MORTIS

Trionfo della Morte

I

Quella leggiadra e glorïosa donna,

ch’è oggi ignudo spirto e poca terra

e fu già di valor alta colonna,

tornava con onor da la sua guerra,

allegra, avendo vinto il gran nemico, 5

che con suo’ ingegni tutto ’l mondo atterra,

non con altr’arme che col cor pudico

e d’un bel viso e de’ pensieri schivi,

d’un parlar saggio e d’onestate amico.

Era miracol novo a veder ivi 10

rotte l’arme d’Amore, arco e saette,

e tal morti da lui, tal presi e vivi.

La bella donna e le compagne elette,

tornando da la nobile vittoria,

in un bel drappelletto ivan ristrette. 15

Poche eran, perché rara è vera gloria;

ma ciascuna per sé parea ben degna

di poema chiarissimo e d’istoria.

Era la lor vittorïosa insegna

in campo verde un candido ermellino, 20

ch’oro fino e topazi al collo tegna.

Non uman veramente, ma divino

lor andar era e lor sante parole:

beato s’è qual nasce a tal destino.

Stelle chiare pareano; in mezzo, un sole 25

che tutte ornava e non togliea lor vista;

di rose incoronate e di viole.

E come gentil core onore acquista,

così venia quella brigata allegra,

quando vidi un’insegna oscura e trista: 30

et una donna involta in veste negra,

con un furor qual io non so se mai

al tempo de’ giganti fusse a Flegra,

si mosse e disse: — O tu, donna, che vai

di gioventute e di bellezze altera, 35

e di tua vita il termine non sai,

io son colei che sì importuna e fera

chiamata son da voi, e sorda e cieca

gente a cui si fa notte inanzi sera.

Io ho condotto al fin la gente greca 40

e la troiana, a l’ultimo i Romani,

con la mia spada la qual punge e seca,

e popoli altri barbareschi e strani;

e giugnendo quand’altri non m’aspetta,

ho interrotti mille penser vani. 45

Or a voi, quando il viver più diletta,

drizzo il mio corso inanzi che Fortuna

nel vostro dolce qualche amaro metta. —

— In costor non hai tu ragione alcuna,

ed in me poca; solo in questa spoglia 50

(rispose quella che fu nel mondo una).

Altri so che n’avrà più di me doglia,

la cui salute dal mio viver pende;

a me fia grazia che di qui mi scioglia. —

Qual è chi ’n cosa nova gli occhi intende, 55

e vede ond’al principio non s’accorse,

di ch’or si meraviglia e si riprende,

tal si fe’ quella fera, e poi che ’n forse

fu stata un poco: — Ben le riconosco, —

disse — e so quando ’l mio dente le morse. — 60

Poi col ciglio men torbido e men fosco

disse: — Tu che la bella schiera guidi

pur non sentisti mai del mio tosco.

Se del consiglio mio punto ti fidi.

ché sforzar posso, egli è pur il migliore 65

fuggir vecchiezza e’ suoi molti fastidi.

I’ son disposta a farti un tal onore

qual altrui far non soglio, e che tu passi

senza paura e senz’alcun dolore. —

— Come piace al Signor che ’n cielo stassi 70

et indi regge e tempra l’universo,

farai di me quel che degli altri fassi. —

Così rispose: ed ecco da traverso

piena di morti tutta la campagna,

che comprender nol pò prosa né verso; 75

da India, dal Cataio, Marrocco e Spagna

el mezzo avea già pieno e le pendici

per molti tempi quella turba magna.

Ivi eran quei che fur detti felici,

pontefici, regnanti, imperadori; 80

or sono ignudi, miseri e mendici.



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