Ultime notizie sull'evoluzione umana by Giorgio Manzi

Ultime notizie sull'evoluzione umana by Giorgio Manzi

autore:Giorgio Manzi [Manzi, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: La cultura scientifica, Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815335227
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2017-08-30T22:00:00+00:00


Vicino al villaggio di Buia

Nel dicembre del 1995 i geologi e i paleontologi dell’Università di Firenze si trovavano in una località terribilmente arida, dalle parti del villaggio di Buia in Eritrea, oltre 100 chilometri a sud-est dalla capitale Asmara e dal porto di Massaua sul mar Rosso, tra i contrafforti e le depressioni dell’altopiano all’imbocco della Great Rift Valley in Africa orientale.

La missione di ricerca italiana aveva il compito di effettuare dettagliati rilevamenti geologici su depositi argillosi e sabbiosi profondamente modellati dall’erosione che già l’anno prima si erano rivelati ricchissimi di ossa fossili di vertebrati, risalenti a un orizzonte cronologico prossimo a circa 1 milione di anni fa. Agli occhi esperti dei paleontologi, era più che evidente la presenza di varietà pleistoceniche di elefanti, rinoceronti, ippopotami e maiali, di zebre, gazzelle e antilopi, di tartarughe e coccodrilli. L’ambiente preistorico che si poteva ricostruire, combinando i dati, dipingeva una savana boscosa con ampi spazi aperti e la presenza di corsi d’acqua e specchi lacustri, più o meno stagnanti. Inoltre, associati ai fossili ci sono molti manufatti, per la maggior parte riferibili a quella fase del Paleolitico inferiore che gli archeologi chiamano Acheuleano.

È uno degli ultimi giorni di attività sul campo quando un giovane ricercatore (oggi affermato professore) si inerpica per dare ancora un’occhiata alla sommità di un solco di erosione. È su quella piccola collina che scorge un frammento d’osso e poi un altro e un altro ancora. Sono diversi frammenti di uno stesso cranio, con il lato destro inglobato nello strato di concrezione calcarea. La cosa straordinaria è che quel cranio è umano e che le sue caratteristiche consentono di ascriverlo a una specie estinta del genere Homo: Homo ergaster, la varietà africana di Homo erectus.

L’emozione è «fortissima», come scriverà successivamente il giovane ricercatore. D’altra parte si trattava della più grande scoperta paleoantropologica fatta da italiani fuori dai confini della nostra penisola! Le ricerche continuarono nei giorni successivi, tanto da recuperare le restanti parti di quel cranio. E continuano ancora oggi grazie a un progetto internazionale denominato Eritrean-Italian Danakil Expedition: Anthropo-archaeological and Geo-Paleontological Mission, che vede coinvolti, oltre all’Università di Firenze, ricercatori dell’Eritrean National Museum e dell’Università di Asmara, della Sapienza e del Museo Pigorini di Roma, di varie altre università italiane, dell’Università di Barcellona, del Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi.

Dopo quel primo importante cranio del dicembre 1995 – il cui complesso restauro si è concluso nel 2003 e il cui studio dettagliato è in corso, anche se alcune pubblicazioni sono da tempo in circolazione, compresa quella su «Nature» del 1998 – di resti umani ne sono stati trovati ormai parecchi: un osso dell’anca femminile in due grossi frammenti, due denti incisivi, una piccola porzione di sinfisi pubica (maschile), una parete dell’osso frontale di un secondo cranio, alcuni frammenti di ossa parietali e temporali di un altro cranio ancora, la corona di un molare mandibolare.

La notizia forse più entusiasmante dell’ultima campagna 2001-2012 è la scoperta di quello che è stato chiamato entusiasticamente «il santuario delle amigdale»: un’area di circa



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