Un po' di compassione by Un po’ di compassione

Un po' di compassione by Un po’ di compassione

autore:Un po’ di compassione
La lingua: ita
Format: mobi
pubblicato: 2013-09-16T22:00:00+00:00


ELIAS CANETTI

L'espressione sconvolgente «angoscia della posizione eretta» si trova in una lettera a Felice. Kafka le spiega un sogno di cui lei gli ha parlato, e dalla sua spiegazione non è difficile dedurne il contenuto.

«Voglio darti invece l'interpretazione del tuo sogno. Se non ti fossi sdraiata per terra in mezzo agli animali, non avresti potuto contemplare il cielo stellato e non saresti stata salvata. Forse non saresti neanche sopravvissuta all'angoscia della posizione eretta. Lo stesso succede anche a me; è un sogno che abbiamo in comune, che tu hai sognato sia per me che per te».

Bisogna sdraiarsi per terra fra gli animali per essere salvati. La posizione eretta rappresenta il potere dell'uomo sugli animali, ma proprio in questa chiara posizione di potere egli è più esposto, più visibile, più attaccabile. Giacché questo potere è anche la sua colpa, e solo se ci sdraiamo per terra tra gli animali possiamo vedere le stelle che ci salvano dall'angosciante potere dell'uomo.

Di questa colpa degli uomini nei confronti degli animali testimonia il brano più lancinante dell'opera di Kafka. Il passo che segue è tratto dal racconto Una vecchia pagina, che fa parte della raccolta Un medico condotto. «Ultimamente il macellaio pensò di potersi risparmiare almeno la fatica di macellare, e al mattino portò un bue vivo. Non deve assolutamente rifarlo. Per un'ora io rimasi disteso sul pavimento in un angolo del mio laboratorio, e mi ammucchiai addosso tutti i miei vestiti, le coperte e i guanciali pur di non sentire i muggiti di quel bue che i nomadi assalivano da ogni parte per strappargli coi denti brandelli di carne viva. Il silenzio regnava da tempo quando mi arrischiai a uscire; i nomadi giacevano stanchi intorno ai resti del bue come bevitori intorno a una botte».

«Il silenzio regnava da tempo». Si può dire davvero che il narratore si sottrasse all'intollerabile, che egli ritrovò il silenzio, dato che dopo un simile muggito il silenzio non può più esistere? La posizione supina è quella personale di Kafka, ma non c'è vestito né coperta né guanciale che possa far tacere per sempre quel muggito tremendo. Se egli vi si è sottratto, è per poi risentirlo di nuovo, giacché quel muggito non è mai cessato. Certo la parola «sottrarsi», in relazione a Kafka, è quanto mai imprecisa. Nel suo caso significa che egli anelava al silenzio per non sentire nient' altro, niente al di sotto della propria angoscia.

Nel continuo confronto con il potere, Kafka si serviva della propria ostinatezza per ottenere qualche volta un rinvio. Ma quando essa non bastava o gli veniva a mancare, egli provava e riprovava a scomparire; in questo si mostrava utile quella sua magrezza per la quale sovente, come sappiamo, sentiva anche un senso di disprezzo. Attraverso una diminuzione corporea egli sottraeva potere a se stesso e perciò era meno partecipe del potere, anche la magrezza era una forma di ascesi rivolta contro il potere. La stessa propensione alla scomparsa si mostra nel rapporto che egli ebbe con il proprio nome. In due romanzi, nel Processo e nel Castello, Kafka contrae il suo nome nell'iniziale K.



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